Verso la super-rete europea

Nasce una lobby per spingere la super-grid per l'eolico off-shore del Mare del Nord, che potrebbe collegare anche impianti nel Tirreno. Un passo avanti verso una rete continentale ad alto voltaggio e in corrente continua, premessa fondamentale per sviluppare il potenziale dei grandi impianti energetici a rinnovabili.

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La “super-rete” europea che trasporterà l’elettricità dell’eolico off-shore da un capo all’altro del continente, collegando anche l’Italia, oggi è un po’ più vicina. All’inizio di questa settimana infatti è stata costituita ufficialmente una lobby di aziende per spingere il progetto nell’agenda politica europea. Per ora sono dieci società che contano di partecipare al progetto, già approvato con un trattato internazionale – il North Seas Countries’ Offshore Grid Initiative – sottoscritto da Regno Unito, Irlanda, Svezia, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia e Paesi del Benelux.

Un progetto essenziale per lo sviluppo delle rinnovabili europee e soprattutto per quello dell’eolico off-shore: l’elettrodotto – ad alto voltaggio e in corrente continua per minimizzare le perdite – collegherebbe alla Scandinavia, all’Europa e alla Gran Bretagna gli impianti del Mare del Nord, ma anche quelli che si dovessero realizzare nel Tirreno, coinvolgendo così anche il nostro paese. Un’infrastruttura essenziale per un continente in cui, secondo le stime della European Wind Energy Association, l’eolico off-shore potrebbe raggiungere al 2030 i 150 GW installati (Qualenergia.it  – “Il vento oltre Copenhagen”). Una rete da decine di migliaia di chilometri di cavi che costerebbe, solo per la parte del Mare del Nord, da circa 30 miliardi di euro delle stime della EWEA ai 15-20 di quelle di Greenpeace.

La lobby fondata lunedì a Londra si chiama Friends of the Super Grid (Fosg) e sarà l’interlocutore unico per la super rete europea con i decisori politici e gli altri soggetti interessati. Tra le aziende che vi partecipano Prysmian Cables & Systems, 3E, Areva T&D, Deme Blue Energy, Elia, Hochtief, Mainstream Renewable Power, Parsons Brinckerhoff, Siemens e Visser & Smit Marine.

Sono operatori delle rinnovabili, gestori di reti, produttori di cavi e ditte di ingegneria. Società che, ciascuna per il suo settore di attività, saranno coinvolte nello sviluppo della super-rete. Come ha spiegato l’amministratore delegato di Mainstream, Eddie O’Connor, l’obiettivo del progetto è “integrare l’enorme potenziale dell’eolico offshore a livello europeo e permettere il libero scambio di questa elettricità tra gli Stati membri”, un ruolo, ha aggiunto, “cruciale nella decarbonizzazione a lungo termine dell’economia europea”. 

In effetti – come si è scritto più volte su queste pagine – il potenziale delle fonti rinnovabili in Europa non potrà mai realizzarsi senza un ripensamento delle infrastrutture elettriche (Qualenergia.it –  “Le reti intelligenti pronte a decollare”). I prossimi anni saranno quelli cruciali per la realizzazione sia delle “smart grid” – le reti intelligenti capaci di coordinare domanda e offerta, gestendo in maniera ottimale anche la generazione discontinua delle nuove rinnovabili – che, appunto, delle “super-grid”, gli elettrodotti in corrente continua capaci di spostare su distanze intercontinentali le grosse quantità di energia prodotte dai grandi impianti a rinnovabili.

L’idea che sta dietro alla North Seas Countries’ Offshore Grid Initiative è infatti quella di una super-rete europea capace di accogliere, coordinare e trasportare fino ai centri di consumo l’energia elettrica dell’eolico off-shore del Mare del Nord, quella dell’idroelettrico scandinavo, del fotovoltaico mediterraneo e dei grandi impianti di solare termodinamico che si vogliono realizzare nelle aree desertiche e semi-desertiche nordafricane. Un’infrastruttura che permetterebbe, ad esempio, di trasmettere l’energia eolica in eccesso prodotta in Scozia nei giorni ventosi fino alle industrie tedesche o addirittura usarla per pompare l’acqua nei bacini idroelettrici scandinavi, che così diventerebbero una sorta di batteria continentale.

Che ci sia chi ci crede, oltre alla formazione della lobby Fosg, ce lo dicono notizie come quella della grande spinta all’eolico off-shore decisa dal governo britannico (Qualenergia.it – “Il grande piano britannico per l’eolico off-shore”) o del grande interesse per il progetto Desertec (Qualenergia.it Desertec, l’elettricità solare in Europa già dal 2015?”). A fianco della neonata Fosg, a spingere per la super-rete dunque ci sarà sicuramente il consorzio di 12 compagnie ,per la maggior parte tedesche (tra cui Munich Re, Deutsche Bank, E.ON e Siemens), che si sono impegnate nel progetto per realizzare grandi impianti di solare a concentrazione in Nord Africa (il Desertec, appunto). E di sicuro ci sarà anche Londra, che ha appena approvato un piano che prevede 110 miliardi di euro di investimenti per arrivare nel 2020 ad avere più di 25 GW dall’eolico in mare: 25 volte la potenza da off-shore installata attualmente in tutto il pianeta.

GM

10 marzo 2010

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