L’appello. Non staccate la luce ai bambini

  • 23 Ottobre 2009

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Un bambino di 6 anni è morto asfissiato da un braciere. L'elettricità era stata staccata dall'Enel. Tutto questo perché in Italia non esiste un regolamento che garantisca ai bambini un "minimo vitale" energetico. Un appello di Terra News al quale anche aderiscono anche QualEnergia e Kyoto Club.

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Riportiamo da TerraNews il seguente appello:

Pochi giorni fa è morto un bambino a Napoli. Aveva 6 anni, si chiamava Elvis. La sua storia l’avete letta senz’altro. Per chi non la conosce vi basti sapere che è morto perché la madre, una ragazza africana, non aveva i soldi per pagare la bolletta e quindi l’Enel le aveva staccato la luce. Poi è arrivato il freddo, e per scaldarsi la ragazza accendeva un piccolo braciere. I fumi del braciere, di notte, hanno ucciso Elvis. Sono stati scritti molti articoli sulla vicenda. Tra i più disarmanti c’è quello di Massimo Gramellini su “La Stampa” (vedi sotto).

È una di quelle storie tragiche e assurde che fanno male solo a sentirle e che ti lasciano, essenzialmente, con una domanda: ma come è possibile che succeda una cosa del genere in Italia? Proviamo a risparmiarvi ogni retorica e passiamo ai fatti. Il motivo per cui Elvis è morto è semplice: in Italia non esiste legge o regolamento che garantisca ai bambini un “minimo vitale” energetico. Nessuno può staccarvi l’acqua (in teoria è possibile ma è davvero difficile che accada), anche se siete morosi. Ma l’elettricità sì.

Esiste una lista di utenti, presso l’Authority dell’energia, “non disalimentabili”. Sulla lista ci sono caserme, ospedali, pazienti molto gravi. Agli utenti presenti su quella lista non è possibile staccare la fornitura in nessun caso. Solo che su quella lista Elvis non c’era. Non era così importante. Noi siamo convinti di essere in tanti a pensare che in un Paese civile una storia come quella di Napoli non debba proprio accadere. Siamo convinti che a destra e a sinistra saranno tutti d’accordo.

Siamo convinti che è solo una svista e che il governo, entro Natale, ci farà questo regalo. Per questo, oggi insieme a tante persone e associazioni, Unicef e Save the children in testa, lanciamo una campagna che si intitola: “NON STACCATE LA LUCE AI BAMBINI“.
Il principio è semplice e chiaro a tutti.
L’obiettivo pure: quando un tecnico Enel va a staccare la luce deve bussare alla porta di casa e controllare se c’è un bambino. Se così è, il conto… lo manda a palazzo Chigi.
Paghiamo noi. Volentieri.

PER ADERIRE
scrivere a: [email protected]

Gruppo su Facebook:
NON STACCATE LA LUCE AI BAMBINI
www.facebook.com/reqs.php#/group.php?gid=159015872210&ref=mf

 

I miserabili

di Massimo Gramellini.
da “La Stampa” del 20 ottobre 2009

A Napoli un bambino è morto a sei anni di povertà. Veniva dall’isola di Capo Verde, ma sapeva già leggere e scrivere in italiano. Era educato, ordinato, molto pignolo, dicono le maestre. Amava il disegno e sognava di fare l’ingegnere. Si chiamava Elvis, come l’eroe del rock. Lo hanno trovato per terra, in una stamberga di venti metri quadri, i polmoni intasati dalle esalazioni di un piccolo braciere. Da quando l’Enel aveva staccato la corrente che alimentava la stufetta elettrica, quel fuoco improvvisato e velenoso era diventato l’unica fonte di riscaldamento di tutta la famiglia. Non c’era altro calore, non c’era più cibo. Ed Elvis se n’è andato così, addosso alla madre agonizzante, la testa appoggiata al ventre da cui era uscito sei anni prima per la sua breve e infelice partecipazione alle vicende del pianeta Terra.

Mi sento totalmente inutile, come giornalista e come essere umano, perché mi tocca ancora raccontare storie del genere, nel mio evoluto Paese. Ci riempiamo la bocca, io per primo, di parole superflue. Ci appassioniamo ai problemi di minoranze potenti e arroganti. E accanto a noi, in un silenzio distratto, si consumano le disfatte degli umili e dei mansueti. Persone come la mamma di Elvis, che fino all’ultimo ha provato a raggranellare onestamente qualche soldo per la stufetta, andando in giro a fare le pulizie. Il Bene ieri ha perso di brutto. L’importante è rendersene conto, non distrarsi, non rassegnarsi, organizzare la riscossa. Anche per Elvis, che tornerà a trovarci ogni giorno, sulla faccia di tanti bambini uguali a lui.

23 ottobre 2009

 

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