Rinnovabili 2020, prove di burden sharing

  • 20 Ottobre 2009

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La ripartizione regionale dell'obiettivo nazionale sulle rinnovabili al 2020 è l'oggetto di un approfondito rapporto curato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Un compito complesso da concordare al più presto con il Governo e che sarà determinante anche per aggiornare i piani energetici regionali in base agli obiettivi.

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L’Italia dovrà triplicare il peso delle energie rinnovabili al 2020 rispetto ad oggi e per raggiungere questo obiettivo vincolante, ambizioso, ma carico di opportunità ambientali ed economiche, le Regioni dovranno fare la loro parte suddividendosi l’obbligo nazionale e rivedendo i propri piani energetici. Questo è stato detto la scorsa settimana in grande linee da Edo Ronchi, in occasione della presentazione del rapporto “L’Europa e le Regioni per lo sviluppo delle energie rinnovabili” curato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile di cui è Presidente.

Il rapporto (vedi allegato) è dunque dedicato all’approfondimento dell’obiettivo europeo di sviluppo delle energie rinnovabili al 2020 e alla sua ripartizione fra le Regioni (il cosiddetto burden sharing). La Direttiva 2009/28/CE (pdf) stabilisce che ogni Stato membro debba presentare, entro il 30 giugno 2010, alla Commissione europea, piani di azione nazionali per le energie rinnovabili (nei settori del riscaldamento e raffreddamento, elettricità, trasporti) in modo da indicare la traiettoria con la quale realizzerà il proprio obiettivo.

L’obiettivo complessivo per l’Italia significa passare dal 5,2% nel 2005 al 17% del consumo finale lordo del 2020, da coprire con fonti rinnovabili.
Il consumo finale lordo di energia (pari a 136,5 Mtep nel 2005) viene indicato nel documento della Fondazione in 131 Mtep nel 2020. Questa previsione di consumo nel 2020 include gli effetti di un rilevante impegno per il risparmio e l’efficienza energetica, senza il quale i consumi finali lordi di energia sarebbero molto maggiori (164 Mtep, stimati nell’anno base 2005, cifra che andrebbe rivista dopo la crisi attuale) e richiederebbero una quantità superiore di energia rinnovabile per mantenere la stessa quota percentuale. La Direttiva prescrive inoltre che la quota di energia da fonti rinnovabili nel trasporto sia almeno il 10% del consumo entro il 2020.

Come detto, l”Italia per raggiungere l’obiettivo europeo del 17% dovrà più che triplicare le energie rinnovabili consumate, passando da 7,1 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) del 2005 a 22,25 Mtep nel 2020.
In particolare viene proposto dal report che l’obiettivo del 17% potrà essere raggiunto con un 15,4% di produzione nazionale, ripartito regionalmente, e un 1,6% di importazione.

Per l’elettricità da fonti rinnovabili si dovrà passare dai 4,3 Mtep nel 2005 a 10,6 Mtep nel 2020 (9,2 Mtep di produzione nazionale e 1,4 Mtep di importazione). Il consumo finale di elettricità da rinnovabili nel 2020 riguarderà un chilowattora su tre. La produzione elettrica nazionale da rinnovabili dovrà essere pari a 107 TWh (9,2 Mtep). Si dovrà puntare su idroelettrico, eolico, solare fotovoltaico (anche termodinamico), geotermico, termovalorizzazione di rifiuti biodegradabili, biogas, biomasse (meglio se con impianti di cogenerazione elettricità-calore).
Dunque, dal 2008 al 2020 la produzione di elettricità da rinnovabili dovrebbe crescere di circa 49 TWh (da circa 58 a 107 TWh). Su scala territoriale questa produzione dovrebbe crescere al Nord di circa 10 TWh (da 38,7 a 48,8 TWh), al Centro di circa 10,7 TWh ( da 9,4 a 20,1) e al Sud 28,4 TWh (da 10 a 38,4), cioè di oltre la metà del target elettrico.

Per riscaldamento e raffrescamento con rinnovabili si dovrà passare da 2,6 Mtep nel 2005 a 9,1 Mtep nel 2020. Si dovranno impiegare a questo scopo biomasse per il riscaldamento (1,7 Mtep) e per il teleriscaldamento (1,6 Mtep), rifiuti e sottoprodotti per produrre calore per usi industriali e agricoli (2,3 Mtep), aumentare il recupero di calore dai termovalorizzatori di rifiuti biodegradabili e da centrali termoelettriche a biomasse (1 Mtep), usare pannelli solari termici (arrivare a 15 milioni di m2) e pompe di calore geotermiche.

Per i biocarburanti consumati nei trasporti, si deve passare da 0,2 Mtep nel 2005 a 2,55 Mtep nel 2020 (1,9 Mtep di produzione nazionale e 0,65 Mtep di importazione). Secondo il report della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile servirà un lieve incremento dei biocarburanti tradizionali e del biogas prodotti nazionalmente e una forte crescita dei biocarburanti di seconda generazione da biomassa ligneo-cellulosica che hanno rese per ettaro decisamente superiori (ai fini del calcolo della quota del 10%, con la metodologia UE, vengono contabilizzate il doppio).

Per valutare la producibilità delle diverse fonti rinnovabili e il mix dei differenti usi (elettricità, usi termici e trasporti) è necessaria sia una valutazione di fattibilità tecnico-economica, sia una valutazione di fattibilità territoriale-regionale.
La ripartizione regionale, come detto, sarà necessaria anche per aggiornare i Piani o Programmi energetici regionali secondo gli obiettivi, e i criteri, della nuova direttiva europea sullo sviluppo delle rinnovabili, piani che, essendo stati definiti in una fase precedente, hanno obiettivi spesso inferiori di quelli richiesti dalla nuova Direttiva.

Va ricordato che questa ripartizione dovrà essere a breve concordata fra il Governo e le Regioni in sede istituzionale. Poiché l’unico criterio praticabile di tale ripartizione è quello della valorizzazione delle risorse energetiche rinnovabili dei territori regionali, gli obiettivi regionali al 2020 risulteranno significativamente differenziati: un gruppo di Regioni dovrebbe avere un obiettivo percentuale più che doppio della media nazionale, un gruppo di poco superiore e un gruppo significativamente inferiore.
Più nello specifico, dal rapporto si può desumere che:
a) 6 Regioni sarebbero al doppio, e oltre, della media nazionale della quota di rinnovabile del consumo finale lordo di energia: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna (Regioni poco popolose, dotate di notevoli risorse energetiche rinnovabili, quattro su sei sono al Sud).
b) 8 Regioni sarebbero intorno, o poco superiori, alla media nazionale della quota di rinnovabile del consumo finale lordo di energia: Piemonte, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia.
c) 6 Regioni resterebbero significativamente sotto la media nazionale, intorno al 10%: Lombardia,Veneto, Friuli, Liguria, Emilia Romagna e Lazio (Regioni popolose e sviluppate, ma dotate di limitate risorse energetiche rinnovabili in relazione ai loro consumi).

Ruolo, competenze e decisioni dello Stato e delle Regioni su queste tematiche dovranno integrarsi per poter raggiungere gli obiettivi del 2020. Anche in base a quanto stabilito dalla Direttiva europea i risultati regionali dovranno essere rendicontati con verifiche periodiche e dovrà essere pensato un sistema che penalizzi le Regioni che non seguono la traiettoria fissata verso l’obiettivo del 2020 (per ragioni connesse con mancate o carenti attività nelle materie di loro competenza) e premi quelle che ottengono risultati migliori.

a cura della redazione di Qualenergia.it

20 ottobre 2009

 

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