L’energia rinnovabile del Piemonte

  • 8 Ottobre 2009

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La Regione Piemonte presenta la Relazione programmatica sull'energia. Una fotografia del presente e delle potenzialità delle varie fonti pulite da cui parte la strategia regionale per raggiungere gli obiettivi europei per il 2020. Niente nucleare, ma sostegno mirato alle varie fonti pulite, per cogliere l'occasione di creare una green economy di marca piemontese.

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Le rinnovabili e il risparmio energetico in questi giorni sono al centro della scena in Piemonte. Si è aperto ieri a Torino “Uniamo le Energie” l’evento organizzato dalla Regione in cui si parlerà di energia sostenibile con convegni, forum ed eventi che continueranno fino a domenica. Proprio in occasione dell’evento, domani, la Regione Piemonte presenterà ufficialmente la “Relazione programmatica sull’energia” (vedi allegato), un documento importante che descrive lo stato dell’energia nella regione e delinea la strategia per raggiungere gli obiettivi europei del 2020.

Il burden-sharing – ossia la suddivisione dei carichi tra le Regioni per raggiungere gli obiettivi nazionali assegnati dall’Ue su rinnovabili, efficienza energetica e riduzione delle emissioni – dovrebbe essere deciso già nei prossimi mesi (si ascolti a proposito l’intervento di Gianni Silvestrini su Ecoradio); il Piemonte, con questa Relazione programmatica, dunque è tra le prime regioni italiane a prepararsi per questo impegno. Il documento, infatti, oltre a fare una fotografia della situazione, serve “sia a proporre diversi scenari di sviluppo rispetto ai macro-obiettivi dettati dall’Unione Europea in termini di 20-20-20, sia a delineare gli indirizzi e gli obiettivi programmatici della Regione per quanto riguarda la graduale transizione da un’economia e un modello di sviluppo basato sulle fonti fossili ad un sistema sempre più diversificato negli approvvigionamenti e caratterizzato da un maggiore ricorso alle fonti rinnovabili.”

Questa la sintesi della situazione piemontese nelle parole dell’assessore all’Energia Andrea Bairati: “una regione con rilevanti asset idroelettrici che hanno margini di sviluppo, ma con i limiti derivanti dall’elevato grado di sfruttamento dei corpi idrici; notevoli potenzialità che esistono, anche se con limitazioni di mercato, nello sfruttamento delle biomasse a filiera corta, non di provenienza alimentare; l’incremento relativo notevolissimo della produzione da fotovoltaico, pur scontando ancora prezzi alti, vincoli e regole farraginose e disincentivanti e un mercato degli operatori ancora opaco e poco qualificato; importanti opportunità offerte dalla geotermia e l’installazione di pompe di calore, e limiti allo sfruttamento eolico, se non in alcune limitate zone montane”.

Nel documento e nella sintesi che alleghiamo il quadro degli scenari di evoluzione possibile per ogni fonte rinnovabile, assieme alle politiche che la Regione sta adottando o adotterà in proposito.

Ad esempio, a proposito di efficienza energetica si spiegano gli obblighi di certificazione introdotti a livello regionale, i requisiti inseriti in materia nel Piano casa e si parla di incentivi futuri; per il fotovoltaico si parla di favorire lo sviluppo di una filiera locale e si dichiara l’intenzione di introdurre nuovi incentivi che vadano ad aggiungersi a quelli nazionali; sulle biomasse viene esposta l’intenzione di non far aumentare le superfici destinate a colture energetiche per i biocombustibili liquidi, ma promuovere l’utilizzo delle biomasse a filiera corta per la produzione di energia termica o per cogenerazione ad alto utilizzo della componente termica. E via così per ogni fonte.

Negli scenari previsti dal Piemonte, invece, non c’è traccia di nucleare. Per Bairati è “una scelta a nostro avviso sbagliata, economicamente e ambientalmente, frutto di un modello energetico che i paesi più innovativi hanno abbandonato e che anche quelli di storica tradizione nuclearista stanno seriamente mettendo indiscussione.” E aggiunge: “Faremo ciò che è in nostro potere e responsabilità istituzionale affinché questa scelta sia riconsiderata.”

Anziché sull’atomo, dunque, il Piemonte vuole concentrare su fonti e tecnologie capaci di far raggiungere gli obiettivi al 2020, creando anche vantaggi economici diffusi sul territorio. Che la regione stia puntando molto sulla green economy su queste pagine lo avevamo già notato raccontando dei finanziamenti, presi dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale, stanziati questa primavera per efficienza energetica e rinnovabili (Qualenergia.it “Il Piemonte punta su rinnovabili ed efficienza” ). E l’idea di creare un tessuto produttivo florido perseguendo gli obiettivi su energia ed emissioni è ben presente anche nel documento presentato in questi giorni. Accanto alle misure per l’efficienza energetica, tra le quali la riqualificazione energetica del patrimonio pubblico, si considera così di rilanciare il settore della componentistica e dei materiali edili, assieme agli obiettivi sulle rinnovabili – da perseguire puntando sulle diverse fonti  disponibili in regione – si parla poi della necessità di sostenere un’industria locale del settore, per creare lavoro ed evitare la dipendenza tecnologica dall’estero.

Quattro i poli industriali da sviluppare: materiali edili e bioarchitettura, biocarburanti di seconda generazione, impianti e componenti per le rinnovabili, e idrogeno, per il quale, nella terra della Fiat, si sperano ricadute positive nel campo della mobilità. Insomma, il Piemonte guarda avanti e vale proprio la pena di sfogliare la Relazione programmatica sull’energia, per vedere quanto una Regione può fare per gli obiettivi su clima ed energia, ma anche quanto questi obiettivi possono fare per lo sviluppo di una regione se adottati secondo una piano strategico coerente. Speriamo nell’effetto imitazione.

La “Relazione programmatica sull’energia” (versione integrale,pdf)

 
GM

8 ottobre 2009


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