Dal dopoguerra in poi le emissioni sono cresciute in media con un tasso del 3% annuo. Complice la crisi, il 2009 sarà uno dei soli 4 anni negli ultimi cinquanta a vedere un calo dei gas serra: a fine anno le emissioni saranno il 3% in meno rispetto all’anno precedente, il calo più marcato registrato negli ultimi 40 anni. Alla luce dei nuovi dati, le previsioni sui gas serra fatte un anno fa, dunque – spiega il documento – vanno riviste al ribasso: in uno scenario “business as usual” al 2020 la CO2 sarebbe il 5% in meno di quello che si era previsto nell’ultimo rapporto IEA.
Più facile allora raggiungere l’obiettivo di stabilizzare la concentrazione di CO2 a 450 parti per milione, il livello che secondo l’IPCC darebbe circa il 50% di possibilità di mantenere l’aumento della temperatura media al di sotto dei 2 gradi centigradi, evitando gli effetti più disastrosi. Ma una rivoluzione energetica resta necessaria, sottolinea l’agenzia, uno degli istituti più autorevoli (e conservatori) nel mondo in campo energetico: lo scenario business as usual porterebbe comunque ad aumenti della temperatura di oltre 6 gradi, con relative conseguenze catastrofiche.
Per tenere la CO2 entro le 450 ppm bisogna cambiare il nostro modo di produrre energia, riducendo le emissioni di 3,8 gigatonnellate entro il 2020. Tagli che nello scenario IEA dovrebbero avvenire per 1,6 Gt nei paesi OCSE, mentre la Cina, stando alle misure annunciate recentemente dal governo di Pechino, secondo la IEA (finanziata da 38 paesi tra i quali non c’è il gigante asiatico) dovrebbe riuscire a ridurre da sola di ben 1 Gt.
Al mondo insomma serve una rivoluzione energetica che si concretizzerà – nelle parole del direttore dell’economista della IEA, Fatih Birol, al Guardian – in “18 centrali nucleari, 17 mila turbine eoliche, 100 centrali di solare a concentrazione e centrali termoelettriche a carbone dotate di tecnologia CCS, realizzate ogni anno da qui al 2030”. Un’impresa per alcune di queste tecnologie pressoché impossibile.
Per fare sì che ciò accada occorreranno forti investimenti pubblici e privati. Da qui al 2030 al settore dell’energia dovrebbero andare 10.000 miliardi di dollari – circa lo 0,5% del Pil mondiale al 2020 da aumentare fino all’1,1% per il 2030.
GM
7 ottobre 2009