Il solare termico europeo verso il 2020

  • 6 Ottobre 2009

Il solare termico può avere una parte rilevante per raggiungere gli obiettivi europei al 2020. Tra le fonti pulite più adatte a fornire calore a basse e medie temperature per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici, ma anche per alcuni processi industriali. Si stima che possa pesare fino al 6,3% sul totale dei consumi di energia primaria. Uno studio dell'European Solar Termal Industry Federation.

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Il solare termico avrà una parte determinante nel raggiungere la meta europea per il 2020 sulle rinnovabili: potrà contribuire all’obiettivo sugli usi finali arrivando a dare il 6,3% del totale dell’energia rinnovabile. A dirlo è un recente studio pubblicato dalla European Solar Termal Industry Federation (Estif), “The Potential of Solar Thermal in Europe” (vedi allegato), che, a partire da un’analisi dei dati di cinque paesi europei estrapola alcuni scenari per valutare il contributo potenziale di questa tecnologia a livello europeo negli anni a venire.

L’obiettivo europeo sulle rinnovabili, come è risaputo, prevede che per il 2020 nell’Unione si arrivi a soddisfare con le fonti pulite il 20% del consumo finale di energia, compresa dunque, oltre all’elettricità, l’energia per i trasporti e quella per il calore e il raffrescamento. Sono solo 3 le fonti rinnovabili capaci di contribuire a fornire calore: le biomasse, la geotermia e appunto il solare termico. Le biomasse possono contribuire alla produzione di elettricità e di carburante oltre che fornire calore alle medie e alte temperature, la geotermia profonda – spiega lo studio Estif – può essere messa in campo “solo in un numero limitato di zone”, mentre quella superficiale viene considerata da questo lavoro una tecnologia per l’efficienza energetica, anziché una fonte vera e propria.

Per quel che riguarda la domanda di calore a basse temperature, dunque, la fonte rinnovabile con più potenzialità è il solare termico. Diversi i settori nei quali il solare termico può contribuire: riscaldamento e raffrescamento nel settore residenziale e terziario, produzione di acqua calda, ma anche calore a basse temperature (fino a 250 gradi) per i processi industriali.

A partire dallo stato dell’arte in termini tecnologici ed economici lo studio Estif cerca di quantificare il contributo in 3 scenari possibili, quello business as usual, e altri due con differenti livelli di incentivazione e di finanziamenti alla ricerca: il cosiddetto scenario “Advanced Market Deployment“, intermedio e il più ambizioso “Full R&D and Policy“. Ipotizzando che nell’Europa del 2020 l’efficienza energetica riduca del 9% la domanda di energia, secondo lo scenario più ambizioso il solare termico potrebbe contribuire per il 6,3% al raggiungimento dell’obiettivo europeo, mentre in quello intermedio il contributo sarebbe del 2,9%.

Se come prevede lo scenario “Full R&D and Policy” il solare termico crescesse fino al 2020 con un tasso medio del 26% (contro il15% dello scenario intermedio e il 7% del business as usual), da qui al 2020 il 12% della nuova potenza rinnovabile installata verrebbe da questa fonte. Per fare in modo che questo accada servirebbero investimenti per 214 miliardi di euro, e – tenendo conto solo del fabbisogno del mercato europeo – il settore darebbe lavoro a circa 470mila occupati. Procedendo su questa strada fino al 2050, afferma il report, con installazioni di circa 8 metri quadri di pannelli ad abitante, quasi la metà del calore a bassa temperatura del vecchio continente (il 47%) potrebbe venire dal sole.

Per poter dispiegare a pieno la forza di questa tecnologia – spiega infine il documento Estif – sarà fondamentale puntare su tutti i campi di applicazione: riscaldamento e raffrescamento degli edifici e calore a bassa e media temperatura per i processi industriali. Continuare a rimanere ancorati solo agli impianti solari per la produzione di acqua calda non consentirà  un contributo importante del solare termico. Infatti entro il 2030 si potrebbe raggiungere il pieno potenziale per queste applicazioni e il mercato si potrà circoscrivere prevalentemente alla sostituzione dei vecchi impianti. Quindi uno sforzo di investimento nella ricerca e neile nuove applicazioni va fatto quanto prima, a cominciare dai nostri operatori nazionali che non possono più accontentarsi di una rendita di posizione sul mercato dell’acqua calda sanitaria che rischia di avere un respito corto.

 
Per richiedere il report “The Potential of Solar Thermal in Europe”: Estif
 
 
a cura della redazione di Qualenergia.it (e-mail: [email protected])
 

6 ottobre 2009

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