La missione solare dell’India

  • 4 Giugno 2009

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Il piano solare indiano prevede di moltiplicare la capacità installata di 10mila volte da qui al 2020, raggiungendo 20 GW al 2020 e 200 al 2050. Una strategia ambiziosa che farà del paese un leader del fotovoltaico e che potrebbe essere finanziata anche attraverso i meccanismi di compensazione del futuro accordo sul clima.

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Arrivare a 200 GW installati al 2050 partendo dagli attuali 3 MW, cioè moltiplicare quasi per diecimila la potenza solare installata. Il nuovo piano del Governo di Delhi sul solare, battezzato significativamente “missione solare”, è a dir poco ambizioso e candida l’India a divenire nei prossimi anni il mercato mondiale più importante per il fotovoltaico. Entro il 2012, secondo il piano, non ancora ufficialmente annunciato, ma reso pubblico da The Hindu, il gigante asiatico avrà 100 MW installati; nel 2020 la capacità installata salirà a 20 GW installati, per arrivare a 100 GW al 2030 e infine ai 200 GW del 2050, che equivalgono al 130% della potenza totale installata ora in India (comprendendo tutte le fonti).

Che il paese volesse puntare sul solare il Governo indiano lo aveva già annunciato quasi un anno fa, con la presentazione del suo piano sul clima (vedi articolo Qualenergia.it), che non conteneva obiettivi di riduzione delle emissioni, ma già abbozzava progetti per la diffusione delle rinnovabili. E con quasi 3 milioni di chilometri quadrati di superficie a latitudini tropicali e subtropicali e una media di 250-300 giorni di sole all’anno il solare può fare molto per l’India, paese che attualmente non riesce soddisfare appieno il proprio fabbisogno energetico e che ha infrastrutture energetiche in piena espansione e ancora molti abitanti privi della rete elettrica.

Per raggiungere gli obiettivi della “missione solare” nei prossimi 30 anni, rivela il quotidiano indiano, si metteranno in campo incentivi per 22 miliardi di dollari. Si farà partire un’industria nazionale del settore, si attueranno sgravi fiscali, obblighi di installazione su certi edifici e un sistema tariffario che consenta che le utility debbano comperare a un prezzo di favore l’elettricità prodotta dai piccoli impianti fotovoltaici.

Per il 2020, secondo il piano, sui tetti indiani ci saranno un milione di impianti fotovoltaici da 3 kW. I pannelli fotovoltaici saranno resi obbligatori per tutti i nuovi edifici pubblici, quelli per l’acqua calda per tutti i nuovi edifici (sia pubblici che commerciali) che ospitano molte persone, come gli ospedali, gli alberghi, i complessi residenziali con una superficie superiore ai 500 metri quadrati. Si punterà su piccoli impianti per dare autosufficienza energetica a quelle zone rurali ancora senza elettricità, ma anche sugli impianti di grandi dimensioni e sulla generazione distribuita. Gli aiuti e gli obblighi mirano al raggiungimento della grid parity (il momento in cui, con la riduzione dei costi l’energia da fotovoltaico, sarà competitiva con quella delle fonti convenzionali) che secondo il piano arriverà nel 2020, dopo di che saranno gradualmente eliminati.

Un salto in avanti quello dell’India che rivoluzionerà non poco il panorama mondiale delle rinnovabili: le previsioni dell’International Energy Agency al 2020 parlano di 27 GW di capacità installata per il fotovoltaico dell’intero pianeta e, alla stessa data, il piano indiano prevede per il paese da solo una capacità di 20 GW: più di tre quarti di quella mondiale prevista dall’IEA. Il destino del paese di Nehru e Gandhi, dunque, è quello di diventare un gigante del fotovoltaico. Una strada che l’India, seppure ancora agli inizi, sembra già avere imboccato: secondo dati UNEP il mercato del solare indiano nell’ultimo anno si è quasi moltiplicato per 20: con un giro d’affari passato da 18 milioni di dollari nel 2007 a 347 milioni nel 2008.

Eppure il piano indiano, per quanto ambizioso, è ancora inferiore a quello che servirebbe: secondo il report “Mitigation Options for India: The Role of the International Community” (vedi pdf) pubblicato nel dicembre 2007 da The Energy and Resources Institute, affinché il gigante asiatico al 2031 si limiti a raddoppiare le proprie emissioni anziché moltiplicarle per 7, dovrebbe arrivare al 92% di rinnovabili sulla produzione elettrica totale, obiettivo per cui servirebbero investimenti per 9,2 trilioni di dollari.

I finanziamenti pubblici della missione solare indiana, invece, arrivano solo a 22 miliardi di dollari. Una strada per trovare altri soldi per finanziare il piano solare però c’è e il Governo di Delhi l’ha già presa in considerazione: è quella dell’accordo internazionale sul clima: i paesi ricchi potrebbero investire nel solare indiano per compensare le proprie emissioni.
 
GM

4 Giugno 2009

 
 
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