Un chilowattora su tre da rinnovabili

  • 27 Maggio 2009

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L'Italia al 2020 può e deve raggioungere l'obiettivo del 33% di elettricità da rinnovabili, spiega uno studio della Fondazione Sviluppo Sostenibile di Edo Ronchi. Puntare al 25%, come vorrebbe il Governo, significherebbe frenare lo sviluppo delle energie pulite e mettere a rischio l'obiettivo complessivo del 17% sui consumi finali di energia.

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Al 2020 l’Italia può e deve produrre un chilowattora su tre dell’elettrictà consumata da rinnovabili, non uno su quattro. È questa la conclusione dell’ultimo report sulle rinnovabili nel nostro paese presentato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile presieduta da Edo Ronchi (vedi allegato). Secondo l’istituto l’Italia non solo può arrivare alla scadenza comunitaria producendo il 33% dell’elettricità da fonti rinnovabili (anziché il 25% che pare essere l’obiettivo su cui è orientato il Governo), ma avrebbe vantaggi rilevanti nel puntare alla soglia più alta. “L’attuale obiettivo di produrre entro il 2020 un kWh su quattro (25%) di energia elettrica utilizzando fonti rinnovabili”, afferma Edo Ronchi, “sarebbe infatti un freno alla crescita del solare, dell’eolico e delle biomasse”.

Il rapporto spiega anche come verrebbe raggiunto l’obiettivo del 33%, pari a un incremento di 50 TWh di elettricità rinnovabile e alla riduzione di 29 milioni di tonnellate di CO2. “Il 33% – si legge nella sintesi del report – corrisponde a 108 TWh rinnovabili di produzione nazionale al 2020 (partendo dai 58 del 2008) comporta 50 nuovi TWh rinnovabili entro il 2020. Un traguardo impegnativo, osserva la fondazione, ma “raggiungibile nel modo seguente: 22 TWh da nuovo eolico, 11 TWh da nuove biomasse e biogas, 7 TWh da nuovo solare, 5 TWh da nuovo idroelettrico”.

Lo studio parla poi dei vantaggi che lo sforzo per raggiungere il 33% comporterebbe: un flusso consistente di nuovi investimenti, circa 60 miliardi di euro che creerebbero nuova occupazione. Almeno 250 mila i nuovi posti di lavoro previsti dallo scenario dipinto nel report. Benefici che compenserebbero i costi maggiori dati dal produrre elettricità con le fonti pulite: “I maggiori costi, in euro 2007, stimati per la produzione di 50 TWh rinnovabili, con la composizione indicata al 2020, sarebbero di circa 2,2 miliardi di euro, rispetto alla produzione della medesima quantità di elettricità” con fonti convenzionali. Extracosti però che distribuiti su 350 TWh consumati nel 2020, “comporterebbero 0,6 centesimi di euro in più per ogni kWh consumato: un carico sostenibile”, commenta Ronchi, “a fronte dei vantaggi attivati da un consistente sviluppo delle fonti rinnovabili”.

L’obiettivo per l’elettricità rinnovabile, inoltre, sarebbe indispensabile per raggiungere quello imposto dall’Europa sulle rinnovabili in generale: “Senza almeno il 33% dell’elettricità consumata, prodotta con fonti energetiche rinnovabili”, sottolinea Ronchi, “l’Italia non riuscirebbe a rispettare l’obbligo europeo del 17% del totale dei consumi finali di energia (elettricità, calore, carburanti) prodotta con fonti di energia pulita.” Puntare al 25% per l’elettricità, come vorrebbe il Governo, invece, secondo l’ex Ministro dell’ambiente (primo Governo Prodi e Governo D’Alema) equivarrebbe appunto a “tirare il freno”: “Già oggi includendo nel calcolo le importazioni di elettricità rinnovabile come prevede la direttiva UE – spiega – avremmo superato questa soglia. Il 25% senza le importazioni (partendo dal 17,2% attuale) comporterebbe una crescita troppo modesta in 12 anni: circa la metà della crescita media prevista in Europa. Quindi, va ribadito che il 25% di elettricità rinnovabile sarebbe insufficiente e non ci consentirebbe di raggiungere l’obiettivo obbligatorio europeo sia per le fonti rinnovabili, sia per la riduzione dei gas di serra al 2020. Lo sviluppo delle energie rinnovabili non è un peso, ma un investimento nel futuro”, afferma Edo Ronchi.

28 maggio 2009

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