Usa: la scoria è inquieta

  • 7 Marzo 2009

CATEGORIE:

Il budget di Obama boccia il progetto del sito di stoccaggio unico di Yucca Mountain e per il segretario di Stato all'energia "non è un opzione da considerare". La soluzione del problema scorie negli Usa è più lontana che mai. Un duro colpo per l'industria dell'atomo.

ADV
image_pdfimage_print
Oltre ai costi che aumentano e all’esclusione dal pacchetto stimolo dei fondi di garanzia per costruire le centrali, arrivano altri problemi per il nucleare americano. Obama lo aveva detto in campagna elettorale e lo ha confermato nel primo documento di programmazione economica: il deposito nazionale per le scorie di Yucca Mountain non si farà e infatti il budget presentato la settimana scorsa taglia quasi tutti fondi destinati al progetto.

Il futuro del controverso sito di stoccaggio nazionale sembra dunque essere segnato. Yucca Mountain, una montagna di roccia vulcanica a 100 chilometri da Las Vegas, in Nevada, fin dagli anni ’80 è stato candidato a deposito nazionale, ma un parere concorde della comunità scientifica non è mai arrivato. Nel 1987 fu il Congresso a individuarlo come sito predestinato, nel 2000 Clinton fermò il progetto, due anni dopo l’amministrazione Bush lo riprese e accellerò con determinazione. Nel 2005 un carteggio riservato tra geologi dell’U.S. Geological Survey reso pubblico parlava di falsificazione dei dati e riaccendeva i dubbi sull’idoneità del sito, che sarebbe soggetto a infiltrazioni d’acqua che porrebbero rischi d’inquinamento per le falde acquifere. Nel 2006 i tecnici del Department of Energy avevano approvato il progetto, ma la popolazione del Nevada, per il 60% contraria al deposito, non ne è mai stata tranquillizzata.

Ora, nel budget proposto, Obama ha lasciato al progetto solo i fondi sufficienti affinché la Nuclear Regulatory Commission completi il suo studio e dia un parere tecnico sul sito e, ieri, il segretario per l’energia Steve Chu ha dichiarato pubblicamente che Yucca Mountain non è più un’opzione da tenere in considerazione. Sembra dunque improbabile che il sito nel deserto del Nevada accolga le 700 mila tonnellate rifiuti radioattivi americani a partire dal 2020, come era in programma. Il materiale radioattivo resterà invece con ogni probabilità ancora per molto stoccato presso le centrali, dove è fermo da decenni.

I 10,4 miliardi di dollari spesi finora per trovare un posto ai rifiuti del nucleare americano dunque finora non sono serviti a nulla. Anzi, adesso, riporta il New York Times, c’è il rischio che i gestori delle centrali facciano causa al Governo federale, chiedendo altre decine di miliardi di dollari per i costi sostenuti per lo stoccaggio, causati dall’incapacità del governo di individuare un sito adatto. La legge, infatti, ha già riconosciuto all’industria nucleare rimborsi per un miliardo di dollari perché il governo non ha tenuto fede all’accordo siglato in passato, di prendersi in carico le scorie entro il 1998. Ora è probabile che le compagnie dell’atomo chiedano indietro anche i 22 miliardi pagati al DOE per individuare un sito e non ancora spesi.

Il governo Obama dovrà cercare un’altra via d’uscita, se non la troverà una futura amministrazione potrà tirare in ballo nuovamente Yucca Mountain. Quello che è certo è che il problema delle scorie negli Usa, dopo 50 anni, oggi è più lontano che mai da una soluzione. Un duro colpo che va ad aggiungersi ai molti problemi di un’industria che sta pensando di costruire adesso le prime centrali dopo più di trenta anni.

GM

6 marzo 2009

Potrebbero interessarti
ADV
×