Rispetto alla versione approvata due settimane fa dalla Camera sono aumentati gli investimenti in tecnologie come carbone liquido, nucleare e carbon capture, compresi nel fondo da 4,6 miliardi per rendere meno sporche le centrali a fonti fossili. Ridotto di un miliardo di dollari, da 8 a 7, invece il fondo per finanziare progetti di generazione da rinnovabili, e ridotto anche il finanziamento al trasporto pubblico. Un’altra modifica fatta in Senato ha raffreddato poi l’entusiasmo del settore, il ritocco delle modalità dello sgravio fiscale del 30% sugli investimenti nell’industria dell’energia pulita: lo sgravio non sarà anticipato dallo Stato come prevedeva la versione della Camera, negando un aiuto importante in un periodo in cui, come è risaputo, gira poco denaro da investire.
La versione finale della manovra – dichiarava martedì la speaker della Camera, Nancy Pelosi – dovrebbe essere nelle mani di Obama per la firma lunedì. E sarà probabilmente un compromesso tra la versione della Camera e quella del Senato. Quello che è chiaro è che gli ambientalisti americani sperano che la misura resti più fedele possibile a come era uscita dalla prima assemblea.
Valutata nella sua versione originaria, la misura consentirebbe di ridurre le emissioni di 61 millioni di tonnellate di CO2 all’anno: l’equivalente delle emissioni causate dai consumi elettrici di 7,9 milioni di case americane o della CO2 emessa da 13 milioni di auto.
GM