Rinnovabili contro crisi economica

  • 22 Ottobre 2008

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Affrontare la crisi energetica e ambientale non è un costo, ma la via migliore per tirarsi fuori dalla crisi economica. Lo sostiene anche l'Unep che auspica un "Green New Deal". Ne parla un editoriale dell'Independent.

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“Combattere il cambiamento climatico è qualcosa che può andare bene per i tempi di vacche grasse, ma costa troppo ed è un lusso che non ci si può permettere in un periodo di crisi economica come quello appena iniziato”. Questa, semplificando, pare essere l’argomentazione di chi si sta opponendo all’adozione delle misure necessarie per ridurre le emissioni. Un approccio tenuto anche dal nostro Governo.

Una visione che secondo molti analisti è quanto meno miope: basterebbe ricordare le cifre del famoso rapporto dell’economista Nicholas Stern, ex vicepresidente della Banca mondiale e consulente di Gordon Brown, secondo il quale non fermare le emissioni di gas serra costerà dal 5 al 20% del Pil mondiale. Un altro buon motivo per puntare su efficienza e rinnovabili è che, anche se queste settimane di prezzi in calo sembrano farlo dimenticare, la produzione di petrolio è destinata a diminuire e a non tenere il passo della domanda. Anzi, prezzi bassi del barile non favoriscono investimenti incrementali per nuove espolorazioni come quelle offshore o per l’estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose.

Ma la ragione più importante è che, come scrive Geoffry Lean sull’Independent “sviluppare un’economia verde è la via più promettente per uscire dalla crisi”. Un’idea condivisa da molti e che è anche alla base della Green Economy Initiative dell’Unep, il programma multimilionario dell’agenzia Onu per l’ambiente, che si propone di rilanciare l’economia mondiale investendo sull’ambiente e che verrà presentato oggi a Londra.  Un’iniziativa che l’Unep ha battezzato “New Deal verde” proprio per ricordare il programma con cui Roosvelt fece uscire gli Stati Uniti dalla crisi del ’29. Ne abbiamo parlato diffusamente in queste ultime settimane anche su Qualenergia.it (“Dalla crisi al New Deal sostenibile“; “Serve un Toro verde“).

Alcuni dati presentati dall’Unep dimostreranno quello che gli investimenti verdi hanno finora prodotto e ciò che potranno fare per l’economia mondiale. Lean li anticipa sull’Independent.

Dal 2004 al 2007, secondo un report di prossima pubblicazione realizzato da Michael Liebreich, direttore di New Energy Finance Worldwide, gli investimenti nelle rinnovabili sono cresciuti da 33,4 miliardi di dollari a 148; ad esempio, la percentuale di rinnovabili nel mix energetico tedesco negli stessi anni è triplicata creando circa 250mila posti di lavoro. In Cina il solo settore del solare termico, che potrà raddoppiare entro il 2030, impiega già 600mila persone. A livello mondiale, le rinnovabili danno lavoro a 2,3 millioni di persone, numero che quadruplicherà entro il 2030. Il mercato di beni e servizi legati all’ambiente attualmente ha un valore di 1,37 trillioni di dollari, che dovrebbe raddoppiare nel giro di 12 anni.

“L’economia del ventesimo secolo è stata guidata dalla finanza, quella del ventunesimo deve essere basata sulla tutela e lo sviluppo del capitale naturale mondiale, per creare i posti di lavoro e la ricchezza che servono” dichiara all’Independent Achim Steiner, direttore esecutivo dell’Unep, che porta l’esempio del Messico dove un milione e mezzo tra i messicani più poveri hanno trovato lavoro nella tutela delle foreste, preservando così risorse importanti per il paese come acqua e suolo, oltre a rallentare il riscaldamento globale. Investimenti del genere, sottolinea il giornalista dell’Independent, hanno senso sia a livello ambientale che economico: danno lavoro e dunque potere d’acquisto, e rilanciano l’economia.

Una visione, quella del “New Deal verde”, che potrebbe sembrare utopistica. Ma, conclude l’editoriale di Lean, è più irrealistico quello che volevano farci credere e cioè che un sistema bancario, in precario equilibrio su debiti avariati e mosso dall’avidità di pochi, avrebbe fatto bene alle tasche di tutti, poveri compresi, mentre combattere povertà e crisi ambientale e avviare la transizione energetica avrebbe rovinato il sistema finanziario mondiale.

GM

22 ottobre 2008

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