Solo 50 dei 5mila impianti di teleriscaldamento europei sono nel nostro paese, spiega Fausto Ferraresi, vicepresidente dell’Associazione italiana riscaldamento urbano (Airu) e direttore Divisione Teleriscaldamento del Gruppo HERA. In Europa ci sono 5mila sistemi per 150.000 chilometri di rete che erogano 555 TeraWattora termici: il 10% del calore utilizzato a livello europeo. Il 78% di questo calore proviene da fonti rinnovabili o da recupero del calore – caratteristico del teleriscaldamento – con evidenti vantaggi ambientali. Inoltre, a questi si aggiungono almeno 100 sistemi di ‘teleraffrescamento’ che vanno ad alleggerire (di 1.390 GWh) i consumi dei condizionatori d’aria nei mesi estivi.
In Italia, invece, gli impianti – secondo il presidente di Airu – sono 50, distribuiti soprattutto al nord: in testa la Lombardia, seguono Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Poco ancora (anche se, bisogna precisare, i dati di Ferrarese tengono in considerazione solo le realtà più grandi: il rapporto “Comuni Rinnovabili 2008” di Legambiente parla invece di 267 impianti di teleriscaldamento in Italia di cui 216 da rinnovabili): nel nostro paese, secondo l’Airu, è potenzialmente conseguibile un risparmio pari a quasi il 25% della domanda complessiva di energia per riscaldamento.
Secondo i dati di uno studio citato durante il convegno (The ECOHEATCOOL Project “January 2005-December 2006” by Euro Heat & Power), in Europa, raddoppiando il teleriscaldamento si avrebbe il 2,6% di risparmio di energia primaria grazie all’efficienza, pari a 580 TWh, cioè il consumo di energia primaria della Svezia. Grazie alla diversificazione delle fonti, si avrebbe un ulteriore risparmio del 5,6% di energia primaria, che si traduce in 1.250 TWh annui, il consumo di energia primaria della Polonia. E infine, con il raddoppio del teleriscaldamento in Europa si eviterebbe il 9,3% delle emissioni di CO2, pari a 400 milioni di tonnellate annue, quanto emette la Francia.
Lo sviluppo del teleriscaldamento in Europa, a guardare dalla presentazione fatta al convegno, pare promettere bene: la Germania, che con 100mila GWh è già il paese che più usa il teleriscaldamento, secondo le previsioni quasi triplicherà la potenza installata entro il 2020 e così faranno pure altri paesi come la Francia e anche l’Italia che al momento è il fanalino di coda europeo in materia di teleriscaldamento.
Un sistema dunque che spreca meno e che riduce di conseguenza le emissioni di CO2 e altre sostanze e comunque le sposta dai centri urbani contribuendo al miglioramento della qualità dell’aria nelle città. Per massimizzare i vantaggi del teleriscaldamento, spiega Ferrarese, le direzioni in cui muoversi sono diversificare le fonti di approvvigionamento aumentando quelle rinnovabili, favorire il recupero energetico in ambito urbano e realizzare dei sistemi di gestione integrata delle fonti nell’ambito dei “distretti energetici”. Oltre alle ricadute positive sull’ambiente, il teleriscaldamento ne porta poi anche per l’utente: un risparmio in bolletta secondo il gruppo Hera del 5-10% (anche se non si specifica rispetto a quale altro sistema), a cui si aggiunge una maggiore sicurezza rispetto alle caldaie tradizionali e il fatto che la manutenzione è a carico del gestore.
GM