Impatto aereo

  • 12 Maggio 2008

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Le emissioni dei trasporti aerei cresceranno più del previsto, lo rivela uno studio divulgato recentemente. Intanto si propone di creare un'autorità Onu che imponga l'emission trading al trasporto internazionale.

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Il settore dell’aviazione non sta tagliando le emissioni, anzi, da qui al 2025 la quantità di CO2 rilasciata dagli aerei potrebbe raddoppiare, con le connesse conseguenze per il riscaldamnto climatico. A rivelarlo uno studio internazionale presentato lo scorso anno ad un seminario per addetti ai lavori, “USA/Europe Air Traffic Management Seminar”, a Barcellona. Documento la cui divulgazione era stata negata dagli organizzatori dell’incontro, ma che è stato reso pubblico nei giorni scorsi dall’associazione ambientalista inglese Aviation Environment Federation.

Nel report – realizzato dal Dipartimento dei trasporti americano, dall’Agenzia europea per il controllo del traffico aereo (Eurocontrol) e dalla Manchester Metropolitan University – si legge che dal 2000 al 2025 aumenterà il numero di persone esposte all’inquinamento acustico da aerei e l’ossido di azoto rilasciato in alta quota triplicherà, ma ciò che impressiona sono soprattutto le stime sulle emissioni di CO2.

Secondo “Trends in Global Noise and Emissions From Commercial Aviation for 2000 through 2025” – questo il titolo del documento – l’anidride carbonica emessa dal trasporto aereo passerà dai 572 milioni di tonnellate annue del 2000 a una cifra tra gli 1,2 e gli 1,4 miliardi di tonnellate nel 2025: questo significa che si avvereranno o addirittura saranno superate le stime del “peggior scenario” previsto dall’International Panel on Climate Change (Ipcc) riguardo alle emissioni per il settore aereo.

Per Jeff Gazzard di Aviation Environment Federation, l’organizzazione che ha portato il report all’attenzione del pubblico, queste cifre dimostrano che le emissioni del settore aereo rischiano di vanificare tutti gli obiettivi di riduzione della CO2 di tutti gli altri settori, anche perché i gas serra rilasciati ad alta quota hanno un potere climalterante doppio rispetto a quelli prodotti al livello del mare.

E le emissioni del trasporto internazionale, alle quali proprio nell’ultimo grande incontro sui cambiamenti climatici, a Bali, si era proposto di imporre limiti da rispettare, sono entrate decisamente nel dibattito sulla lotta al global warming.

L’International Scientific and Business Congress on Protecting the Climate, un gruppo di scienziati e altre personalità impegnante nei negoziati sulla lotta al riscaldamento globale, hanno suggerito che le Nazioni Unite istituiscano un’autorità apposita con il compito di imporre uno schema di emission trading al settore. L’agenzia, proposta dall’associazione in una lettera aperta a Rajendra Pachauri, presidente dell’ Ipcc, e a Björn Stigson, presidente del World Business Council for Sustainable Development, sarebbe chiamata World Carbon Authority e regolerebbe le emissioni di navi e aerei oltre i confini degli Stati nazionali.

La nuova autorità andrebbe ad aggiugersi agli sforzi delle due agenzie Onu già esistenti, la ICAO, che si occupa di aviazione e la IMAO, che invece regola il trasporto marittimo; agenzie, che per i fautori della nuova proposta non stanno facendo abbastanza per ridurre le emissioni. Di provvedimenti concreti per tagliare i gas serra, infatti, dalle due agenzie ancora non se ne sono visti, anche se l’ICAO lo scorso settembre ha approvato una risoluzione per sviluppare uno schema di emission trading in vista del prossimo summit sui cambiamenti climatici di Copenhagen 2009.

Per ora l’unico meccanismo proposto per mitigare l’impatto sul clima dei trasporti internazionali è quello avanzato dall’Unione europea che però non è stato adottato da altre nazioni: prevede che le compagnie aeree europee aderiscano allo schema di emission trading comunitario nel 2012. Se altre nazioni aderissero all’iniziativa, le loro line aeree dovrebbero comperare “carbon credits” per i voli da e per l’Unione europea, pena sanzioni.

GM

12 maggio 2008
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