La domanda di gas naturale, spiega Mearns, è cresciuta ininterrottamente negli ultimi 40 anni tanto che questa risorsa che nel 1965 contava per il 2,4% nel mix energetico dei combustibili fossili nei paesi OCSE in Europa ora è arrivata oltre il 29%: “Si può dire che l’Europa si è assuefatta al gas naturale e oggi si trova davanti a un problema rilevante, dato che ci sono chiari segnali che questa fonte di energia, che una volta scorreva liberamente dal fondo del Mare del Nord, stia iniziando il suo declino.”
La produzione europea di gas naturale, spiega il geologo, si sta avvicinando alla fine, i tre principali fornitori europei hanno già superato il picco: l’Olanda già nel 1975, il Regno Unito nel 2001 e la Norvegia dovrebbe raggiungerlo nel 2009. E neanche sulla fornitura russa potrà essere affidabile: “più di due terzi – spiega Mearns – sono assorbiti dal mercato interno – cosa che implica che il terzo che rimane da esportare è soggetto alle fluttuazioni del consumo o della produzione. I giacimenti supergiganti russi sono tutti in declino e quelli in corso di sviluppo non potranno fare di più che compensare il declino degli altri. Saremo fortunati se la Russia riuscirà a mantenere le forniture all’Europa ai livelli attuali per altri dieci anni”.
L’Europa, dunque, dovrà contare sempre di più sulle importazioni di gas da oltremare che secondo le previsioni del geologo dovranno più che raddoppiare da qui al 2020: se ora si importano 197 miliardi di metri cubi di gas all’anno nel 2020 ne serviranno 492. “E’ molto improbabile che i paesi esportatori saranno in grado di fornire queste quantità di gas e i prezzi in crescita ridurranno la domanda forzando il razionamento delle forniture.”
“I prezzi del gas naturale – conclude il geologo scozzese – continueranno probabilmente a salire a velocità astronomica con molti paesi ricchi che ne sono ormai strategicamente dipendenti e che si troveranno impegnati ad accaparrarsi le forniture disponibili pagandole a qualsiasi prezzo”.
Dove andremo a parare? si chiede Mearns. “E’ quasi impossibile prevederlo e i governi nazionali sembrano basarsi soltanto sulle forze del mercato per determinare i risultati. Ma l’aumento dei prezzi ridurrà la domanda e creerà una diffusa povertà nelle fasce a basso reddito in Europa. Esiste anche la minaccia di instabilità geopolitiche ai confini dell’Europa, con i paesi poveri tagliati fuori dalle forniture. Jean Laherrere ha previsto il picco globale delle forniture di gas per il 2029. Dopo quella data, la maggior parte dei paesi importatori dovranno arrangiarsi con meno gas. I governi e la commissione europea devono cominciare a pensare a questo problema, urgentemente!”
GM
9 maggio 2008