Centrali segrete

  • 4 Maggio 2008

CATEGORIE:

Il segreto di stato potrà essere applicato anche a  impianti civili per la produzione di energia e altre infrastrutture critiche? Sembra così secondo un regolamento in vigore dal 1° maggio. C'è chi teme che il segreto possa venir usato per proteggere le opere controverse dall'opposizione dei cittadini.

ADV
image_pdfimage_print
Anche gli “impianti civili per la produzione di energia” come pure altre non meglio specificate “infrastrutture critiche” dal 1° maggio, data di entrata in vigore del nuovo regolamento ministeriale, potranno essere sottoposti a segreto di stato. La novità è in un punto del regolamento che completa la legge 124/2007 sulla riorganizzazione dei servizi di intelligence approvato lo scorso 8 aprile e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16.

“L’apposizione del segreto di Stato – recita il regolamento – è disposta dal Presidente del Consiglio dei Ministri autonomamente” per tutelare “le informazioni, le notizie, i documenti, gli atti, le attività, i luoghi e ogni altra cosa la cui diffusione sia idonea a recare un danno grave ad uno o più dei seguenti interessi supremi dello Stato: l’integrità della Repubblica, anche in relazione ad accordi internazionali; la difesa delle Istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento; l’indipendenza dello Stato rispetto ad altri Stati e le relazioni con essi; la preparazione e la difesa militare dello Stato”. Nell’allegato al regolamento in cui si elencano le notizie e i luoghi a cui è applicabile il segreto sono, appunto, menzionati “gli impianti civili per produzione di energia ed altre infrastrutture critiche”.

“Nei luoghi coperti dal segreto di Stato – si legge sul regolamento – le funzioni di controllo ordinariamente svolte dalle aziende sanitarie locali e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sono svolte da autonomi uffici di controllo collocati a livello centrale dalle amministrazioni interessate che li costituiscono con proprio provvedimento.” E le amministrazioni “non sono tenute agli obblighi di comunicazione verso le aziende sanitarie locali e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco a cui hanno, comunque, facoltà di rivolgersi per ausilio o consultazione.”

Logicamente la decisione del Presidente del Consiglio di coprire con segreto di stato quanto avviene in una centrale elettrica o in un’altra “infrastruttura critica” dovrà, secondo il regolamento, valutare se la conoscenza da parte di terzi delle informazioni in questione costituisca un pericolo “attuale” per lo Stato. “Ma, il concetto di “attualità”, in tempi di al Qaida, è un criterio molto elastico”  fa notare Enzo Mangini, che in un articolo su Carta solleva dubbi sul fatto che il nuovo regolamento possa essere usato più per proteggere le opere controverse o magari coprire il ritorno al nucleare che per tutelare gli interessi nazionali,.

Il testo del regolamento  – sottolinea  Mangini – non è affatto chiaro: “delle centrali e delle altre infrastrutture, cosa deve essere segreto? L’ubicazione? La progettazione? I sistemi di protezione? I costi? I criteri di scelta? E quando scatta il segreto? In fase di approvazione del progetto?” Il giornalista teme che “tutto ciò che riguarda le grandi opere che il nuovo governo si prepara a varare, potrebbe essere coperto con il segreto di stato. Tanto più se si tratta, per esempio, di centrali nucleari che aziende come Enel, Edison e A2A stanno «spingendo» con decisione o del deposito unico nazionale di scorie nucleari che la Sogin non è riuscita a realizzare a Scanzano Jonico, ma che è una precondizione indispensabile per poter riaprire il capitolo dell’atomo italiano.

Un’ interpretazione del provvedimento, quella di Mangini, piuttosto inquietante, anche se per qualcuno troppo dietrologista: “immaginare che tutto ciò sia stato pensato per facilitare il ritorno del nucleare, mi sembra concessione eccessiva alla paranoia ” commenta l’esperto di energia Giovan Battista Zorzoli checomunque concorda sulla vaghezza e l’ambiguità del testo. L’elenco delle «infrastrutture critiche» che potrebbero essere coperte con il segreto di stato – secondo il giornalista di Carta – è lungo:  rigassificatori, discariche, inceneritori, gasdotti, centri petroliferi, porti, i nuovi edifici per il G8 alla Maddalena e via dicendo. “Più che gli attacchi terroristici, però – coclude Mangini – sembra che il pericolo sia la «curiosità» dei cittadini”. Ma non esiste una disposizione europea che chiede la condivisione delle opere infrastrutturali con le popolazioni?

GM

2 maggio 2008

Potrebbero interessarti
ADV
×