Idrogeno da fotovoltaico in Trentino

  • 5 Marzo 2008

In un serbatoio non più utilizzato dell'acquedotto di Reviano nel Comune di Isera è stato realizzato il "Progetto Idrogeno", prodotto da fotovoltaico. Finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento, l'impianto sarà gestito dal Comune di Isera in collaborazione con l'Università degli Studi di Trento.

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In Trentino il tema della tutela ambientale è particolarmente sentito e ciascun cittadino è chiamato alla cura del territorio a partire dalla raccolta differenziata fino all’investimento diretto in energie rinnovabili. La Provincia Autonoma di Trento (PAT), incentiva il solare termico e il fotovoltaico, punta sui contributi per l’acquisto di veicoli a basso impatto ambientale e per la modifica dell’alimentazione con carburanti meno inquinanti.
Le amministrazioni locali a loro volta investono e/o incentivano grossi progetti: a Trento Nord, grazie alla collaborazione tra l’Agenzia provinciale per l’Energia (APE), l’Università, le amministrazioni e la società Interbrennero S.p.A. è stato installato un campo eolico sperimentale, mentre ad Isera l’Assessorato all’Energia ha finanziato un impianto ad idrogeno dimostrativo, già collaudato dai vigili del fuoco, che sarà inaugurato entro breve a completamento dell’iter burocratico di collaudo.
Il Comune di Isera, che ha fortemente voluto che il “Progetto Idrogeno” prendesse il via, punta sul fotovoltaico da ormai dieci anni: ha illuminato zone difficilmente elettrificabili con lampioni fotovoltaici, coperto l’asilo comunale con un tetto di 48 kWp fotovoltaici e attivato importanti collaborazioni con Autostrada del Brennero S.p.A. per rivestire con pannelli FV (735 kWp) oltre un 1 km di barriere-antirumore sul tratto autostradale che transita sul proprio territorio.

Il problema dell’impiego delle fonti rinnovabili però è che non sempre c’è sole, non sempre c’è vento o, per contro, l’energia idroelettrica prodotta nelle ore notturne spesso va buttata perché non è richiesta dall’utenza. In questo contesto diviene di fondamentale importanza inserire, nel ciclo virtuoso dell’impiego dell’energia rinnovabile, un vettore di energia che consenta di immagazzinare l’energia quando c’è, o quando è in esubero, per portarla dove non c’è e impiegarla quando serve. Ecco che l’idrogeno diviene il mezzo per aumentare l’efficienza energetica di sistemi che non consentono di produrre energia a comando e in ogni luogo. I finanziamenti PAT hanno consentito di concretizzare questa idea ad Isera. Otto degli undici “PV Lander”, generatori mobili di energia già in possesso del Comune, per un totale di 8,5 kWp di fotovoltaico, sono stati connessi in rete e a un impianto di elettrolisi.
Quest’ultimo è in grado di produrre fino a 6Nm3/giorno di H2 sfruttando la corrente in uscita dai pannelli, che vengono immagazzinati in un sistema di serbatoi, situati in apposito locale, che possono contenere 75 Nm3 di H2 alla pressione di 35 bar.
idrogenoQuesto idrogeno può venir sfruttato in qualsiasi momento da due diverse celle a combustibile. Questi dispositivi consentono di produrre energia elettrica e acqua calda a partire da H2 ed O2, il processo che avviene al loro interno è esattamente contrario a quello che si ha nell’elettrolizzatore: quando si scinde l’acqua (H2O) in H2 ed O2 è necessario fornire corrente, se si inverte il processo ovviamente si produce corrente e acqua. Le celle a combustibile, o fuel cell, sono di 5 tipi a seconda dell’elettrolita utilizzato. Quattro tipi sono impiegati in applicazioni industriali, uno per missioni spaziali (gli shuttle non montano motori diesel ma “motori a H2“). Sulle automobili vengono montate celle PEM. Una di queste celle è montata all’impianto di Isera (5 kW), insieme a una seconda cella di tipo AFC (2,4 kW).

L’impianto è infatti concepito come sito sperimentale e l’obiettivo è testare le differenti prestazioni dei due generatori. Questi sono connessi ad un carico di lampade alogene e per il momento non viene fatta una gestione del calore sviluppato dalle celle: l’acqua calda in uscita da una PEM è a circa 70 °C. L’impianto monta anche un generatore di H2 a sodioboroidruro NaBH4, che vuole fungere da gruppo di continuità, nel caso in cui non fosse disponibile corrente dai pannelli e nemmeno H2 nei serbatoi. Il NaBH4 è un idruro metallico irreversibile, che reagisce spontaneamente con l’acqua per liberare 2.37 l di H2 (gas STP) per 37.8 g di composto (la reazione sviluppa calore). A pH elevato la reazione non avviene, quindi sciogliendo NaBH4 in una soluzione di H2O e NaOH, si ha a tutti gli effetti un sistema per immagazzinare e trasportare in tutta sicurezza l’H2.

Quando si vuole produrre il gas si immerge un catalizzatore in soluzione e la reazione parte producendo il gas necessario. L’impianto è situato in un ex-acquedotto, è suddiviso in tre locali: un locale quadri dove pilotare il sistema in completa sicurezza, un locale di immagazzinamento con pareti spesse 100 cm e sistemi di sicurezza avanzati e un locale macchine dove si hanno elettrolizzatore, fuel cells, generatore NaBH4 e lampade. Il tutto immerso nel verde delle Colline della Vallagarina. Il progetto prevede ampliamenti per il futuro: si vuole ingrandire la pannellatura FV, aggiungere un concentratore solare in fase di sperimentazione presso l’Università di Trento (Dipartimento di Fisica) che collabora fortemente all’iniziativa, aggiungere dei sistemi di immagazzinamento ad idruri metallici solidi e magari trasformare il sistema da prototipo sperimentale ad unità di produzione di gas tecnici.

Barbara Patton – Isera srl

Per ulteriori informazioni: [email protected]

4 marzo 2008

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