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  • 25 Febbraio 2008

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Un rapporto pubblicato dall'associazione ambientalista britannica Global Action Plan dimostra che un server di medie dimensioni ha la stessa impronta ecologica in emissioni di CO2 di un SUV.

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Quello dell’information tecnologies non è visto comunemente come un settore particolarmente inquinante, ma a studiare con attenzione i consumi di pc e server ci si rende conto che invece incidono non poco sulla quantità globale di emissioni. Basta dare un occhiata a “An inefficient Truth” un rapporto sull’impatto ambientale delle information communication tecnologies (ITC) pubblicato dall’associazione ambientalista britannica Global Action Plan.

“Un server di medie dimensioni” si legge sul documento “ha la stessa impronta ecologica in emissioni di CO2 di un SUV che faccia 15 miglia con un gallone” (cioè circa 6,4 chilometri al litro). Calcolando il costo energetico, comprensivo di produzione, uso e smaltimento, di server e pc il settore dell’ ICT, dice An inefficient truth, è responsabile di circa il 2% delle emissioni globali: una quota pari a quella dell’intera industria aeronautica. Con l’aggravante che la telematica cresce a livelli molto più rapidi dell’industria degli aereoplani: dal 2006 al 2007 nel Regno Unito lo spazio di immagazzinamento dati venduto è cresciuto del 48% mentre il numero dei passeggeri delle compagnie aeree è aumentato solo del 3.

Il problema, secondo Global Action Plan, nasce anche dalla scarsa consapevolezza di chi usa i pc e di chi amministra i server: dal sondaggio realizzato si scopre che l’86% degli amministratori di server non è consapevole dell’impronta ecologica delle macchine e che ben due terzi dei dipartimenti per cui lavorano non pagano direttamente le bollette. Non meraviglia dunque che i server vengano usati, come emerge dal rapporto, in maniera inefficiente, sotto-utilizzando lo spazio di ogni macchina e conservando per lungo tempo dati inutili.
Anche per quanto riguarda i pc molti consumi potrebbero essere facilmente evitati: più di un terzo degli impiegati britannici non spengono il computer quando escono dall’ufficio e solo il 6% dei pc ha abilitate funzioni per il risparmio energetico (vedi anche sui comportamenti degli statunitensi il nostro articolo “Il computer che spreca energia“).

Secondo l’associazione ecologista britannica qualche soluzione: la legge non imponga, come avviene ora, la conservazione di molti dati inutili, ma incentivi tecnologie energeticamente più efficienti. Server e pc vengano usati in modo più attento, ad esempio ottimizzando lo spazio sui server in modo da usare meno macchine per la stessa quantità di dati o usando sistemi di raffreddamento dei locali-server (una delle voci più energivore) a minor consumo energetico. Quanto ai pc di un’azienda, un modo per risparmiare chilowattora preziosi è l’uso dei cosiddetti desktop virtuali: un sistema per cui tutte le operazioni di calcolo dei vari computer vengono svolte da un server centralizzato collegato alle singole macchine.

Un sito utile da consultare per chi vuole aumentare l’efficienza energetica dei propri uffici è quello di The Climate Savers Computing Initiative: un’iniziativa internazionale, promossa tra gli altri anche dal WWF, che si propone di dimezzare i consumi dei computer entro il 2010.
Chi invece volesse rendere meno energivoro il proprio pc può istallare un’applicazione per il risparmio energetico: per Windows si può scaricare Local cooling, mentre per Mac c’è Susi Climate, entrambi gratuiti.

GM

25 febbraio 2008

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