Car sharing, una soluzione per la città

  • 28 Gennaio 2008

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Si stima che in Italia un auto in car sharing sostituisca almeno 8 auto private. L'Iniziativa Car Sharing del Ministero dell'Ambiente e gli enti locali che vi hanno aderito.

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Il car sharing è un servizio di mobilità complementare al trasporto pubblico locale, che consente di utilizzare l’auto in modo completamente innovativo, acquistando l’uso effettivo dell’auto per il tempo strettamente necessario, anziché l’auto stessa.
Dal 1987, quando ha cominciato a svilupparsi in Svizzera con due veicoli condivisi da circa 30 utenti, il car sharing si è diffuso in quasi tutto il mondo, con circa 350.000 utenti ed è attualmente presente in America, Europa, Asia e Australia.
L’introduzione e lo sviluppo del car sharing in Italia è stato finanziato e voluto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare a partire dal 2000.

Attraverso la creazione di ICS, Iniziativa Car Sharing, un consorzio di Enti locali, si è dato avvio ad una iniziativa volta a fornire assistenza, in termini di un iniziale supporto finanziario e operativo, a tutte quelle città che intendono attivare sul proprio territorio questo servizio di mobilità alternativa.
Con l’obiettivo primario di ridurre i danni da inquinamento da traffico e la dipendenza dall’auto privata, soprattutto nelle aree urbane, vengono stanziati circa 9 milioni di euro, cui fa seguito nel 2006 un ulteriore stanziamento di 10 milioni di euro.
Sempre con gli stessi obiettivi, il Ministero, attraverso un accordo con ICS, ha inoltre predisposto la possibilità di accedere a degli incentivi per coloro che rottamano la propria vecchia auto e decidono di aderire al car sharing.

In modo innovativo rispetto alle altre esperienze internazionali, in Italia è stata realizzata, da subito, un’unica rete nazionale cui fanno capo tutte le città che attivano il servizio. L’utente può quindi usufruire del servizio in modo trasparente ed omogeneo in qualunque città in cui il servizio è attivo, indipendentemente dalla città in cui ha sottoscritto l’abbonamento.

Attualmente sono 30 gli Enti Locali, Comuni e Province, che hanno aderito ad ICS. Tra questi, le città in cui è attivo il servizio sono: Genova, Firenze e Provincia, Roma, Torino e Provincia, Modena, Bologna e Provincia, Venezia, Parma, Milano e Provincia e Provincia di Rimini. Prossima attivazione è prevista a Palermo e Padova.
Parallelamente, a Milano e a Bolzano, si registra la presenza di altre due realtà, gestite in modo indipendente e autonomo rispetto al circuito di ICS.

La fiducia accordata al car sharing in Italia in questi anni è stata ripagata dal successo dell’iniziativa, come evidenziato nel grafico riferito al numero di contratti sottoscritti a novembre 2007, che ne evidenzia la crescita lineare costante (ad un tasso medio annuo del 50%). Ad oggi, inoltre, si stima che in Italia un auto in car sharing sostituisca almeno 8 auto private, con un notevole beneficio nell’uso dello spazio urbano.

Le previsioni di espansione del servizio, derivanti da indagini dirette di mercato, studi e confronti con le altre realtà internazionali, indicano le potenzialità di mercato a medio termine del car sharing nel 2,7-3% dei patentati nelle aree raggiunte dal servizio.
Il traguardo dei 20.000 utenti sembra quindi alla portata del servizio così come si sta attualmente configurando.
L’espansione del car sharing dipende però anche dalle politiche di settore che si attueranno. Si possono in tal senso indicare alcune priorità che darebbero sicuro impulso al car sharing e permetterebbero un salto di scala, così come successo nelle realtà europee più avanzate (e come recentemente sta accadendo nel Nord America):

1. Indubbiamente, si configura la necessità di continuare nell’espansione del servizio in nuove aree, a partire da quelle limitrofe alle grandi città, potenziando parallelamente l’esistente, attraverso l’aumento sia delle auto che dei parcheggi a disposizione.
La sfida è quella di saper portare il servizio anche nei centri minori delle Province e nelle medie città, per assicurare una capillarità che è indubbiamente un fattore di successo.
C’è molto interesse verso il car sharing da parte anche dei centri minori, e la barriera all’espansione è rappresentata anche dai costi di gestione che sono superiori rispetto a quelli delle grandi città. Occorre elaborare modelli gestionali che rendano economica l’erogazione del servizio anche in aree dove la domanda è più debole.

2. Nei rapporti con il territorio, considerato il car sharing come strumento in grado di liberare dalla sosta spazi di strada, spostando l’utenza verso un uso intelligente dell’auto abbinato al trasporto pubblico, diventa strategico realizzare una maggiore sinergia con le aziende di trasporto pubblico locale in modo da concorrere alla realizzazione di un nuovo modello integrato di mobilità. In generale, si può dire che la costruzione di offerte di mobilità intermodale, di cui il car sharing fa parte, è molto importante. Quindi, oltre al versante del trasporto pubblico locale, occorrerà integrare il car sharing con il servizio ferroviario e con l’autonoleggio.

3. Irrinunciabile e fondamentale, è poi l’adozione di una chiara norma legislativa che annoveri il car sharing come modalità complementare al trasporto pubblico locale, con i conseguenti riflessi nella disciplina della sosta e della circolazione.
Anche i gestori del servizio di car sharing dovranno però operare per giungere in breve tempo a strutture più concentrate di offerta, in grado di gestire flotte ampie e diffuse sul territorio. L’attuale frammentazione delle aziende di car sharing italiane rende infatti difficile il raggiungimento di un equilibrio economico di gestione soddisfacente e la disponibilità di risorse finanziarie adeguate per sostenere un rapido sviluppo.

Tuttavia, la sfida più ardua che il car sharing dovrà affrontare rimane convincere gli utenti che la fruizione dell’auto può essere svincolata dal possesso. Si tratta di un intervento culturale molto profondo, che comporta un cambiamento nello stile di vita quotidiano del cittadino: scegliere di acquistare un servizio e non un bene significa scegliere responsabilmente, già oggi, un futuro sostenibile.

Marco Mastretta (ICS Italia)

28 gennaio 2008

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