Il vento del futuro

  • 8 Gennaio 2008

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In meno di 15 anni l'eolico da tecnologia per un mercato di nicchia è assurta a una delle principali opzioni energetiche. Lo sarà soprattutto nei prossimi venti anni. La prefazione di Gianni Silvestrini al volume "Le vie del vento".

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Parlare di energia eolica 10-15 anni fa significava delineare il futuro di una promettente tecnologia di nicchia. Oggi, invece, in alcuni Paesi lo sfruttamento dell’energia del vento rappresenta una delle principali opzioni di crescita della produzione elettrica. E questo exploit non riguarda solo l’energia eolica. Il 2007 ha visto un salto di qualità nella percezione del ruolo dell’insieme delle fonti rinnovabili. I rapporti sul cambiamento del clima dell’Ipcc, la decisione europea di soddisfare un quinto dei suoi consumi con energia verde entro il 2020 e la contemporanea fibrillazione in altri Paesi – dagli Usa alla Cina, dall’India all’Australia – fanno, infatti, ritenere che le energie verdi diventeranno una delle più importanti soluzioni per soddisfare la nuova domanda elettrica nel mondo.

Un’ultima conferma della crescente credibilità delle fonti rinnovabili viene da alcuni scenari al 2030 contenuti nel World Energy Outlook 2007 dell’Agenzia internazionale dell’energia nei quali le rinnovabili coprono il 29% della domanda elettrica mondiale e raggiungono il 40% nel caso ci si ponga l’obbiettivo di non superare la concentrazione di 450 ppm di CO2 in atmosfera.
In questo promettente quadro, l’energia eolica darà il contributo più rilevante tra le rinnovabili per i prossimi 20 anni, per essere poi sorpassata dalle tecnologie del solare.

Ma restiamo all’oggi. Nel 2006-2007 la nuova capacità eolica mondiale collegata in rete è stata circa 10 volte più elevata rispetto all’incremento netto della potenza nucleare e nella prima metà del 2008 la potenza del vento sorpasserà la soglia psicologica dei 100 GW. Ormai parliamo di un’industria che cresce a un ritmo annuo del 28% e che da lavoro a 200.000 addetti. E sono una settantina i Paesi “eolici”, per un totale di oltre 100.000 turbine installate, anche se la maggiore concentrazione rimane in Europa.
I Paesi guida nell’utilizzo del vento, come la Germania e la Spagna, possiedono infatti più di un terzo dei 93 GW installati nel mondo alla fine del 2007. Più di un terzo dell’elettricità utilizzata dai 7 milioni di abitanti di tre Länder tedeschi proviene dal vento e in Spagna c’è stato un momento – nel marzo del 2007 – nel quale la produzione eolica ha raggiunto il 27% superando sia quella nucleare che quella delle altre centrali.

Ma, attenzione, nuovi attori stanno prepotentemente emergendo. La Francia vuole raggiungere 25 GW alla fine del prossimo decennio e la sorpresa più significativa potrebbe venire dalla Gran Bretagna con nuove installazioni per 33 GW. Questa scelta, se confermata, rappresenterebbe un’alternativa al rafforzamento del nucleare in quanto la produzione da fonte eolica supererebbe del 50% l’attuale contributo atomico (69 TWh). Nella UE, oltre a questi due nuovi attori, si affacceranno con produzioni interessanti anche l’Italia, il Portogallo e alcuni Stati dell’Europa dell’Est.
E, infine, non dimentichiamo la Danimarca, Paese trascinatore dell’eolico mondiale, che si propone di coprire il 50% dei consumi elettrici con il vento entro il 2025. L’aspetto interessante di questo scenario “spinto”, peraltro, è che il costo complessivo per gli utenti sarebbe inferiore rispetto allo scenario convenzionale.

Succedono anche fatti curiosi in giro per il mondo, indicatori della nuova aria che tira. Per esempio, in Oklahoma e nel Kansas, Stati americani che non prevedono un obbligo di acquisto di energia verde, negli ultimi mesi sono stati cancellati alcuni investimenti per nuove centrali a carbone a favore di progetti di energia eolica.

Veniamo all’Italia. Nel “position paper” del Governo italiano si parla di un potenziale di 12 GW al 2020. Considerando che alla fine del 2007 risultavano in funzione 2,7 GW, per raggiungere l’obbiettivo bisognerebbe installare nuovi aerogeneratori a un ritmo di 700 MW/anno, cioè quasi il doppio rispetto al recente passato.
Perché questo possa avvenire occorrerà una forte responsabilizzazione delle Regioni, come prevede del resto la Finanziaria 2008. E si dovrà trovare un equilibrio tra le esigenze della tutela del paesaggio e quelle di una diffusione su larga scala delle energie verdi.
Una quota crescente di produzione verrà poi, come nel resto d’Europa, dai campi eolici off-shore. E non è escluso che nel prossimo decennio si affaccino soluzioni innovative, come l’eolico d’alta quota.
Dunque, le prospettive sono molto incoraggianti, in Italia e nel mondo. Ma gli ambiziosi traguardi delineati non si potranno raggiungere senza una precisa volontà politica a tutti i livelli istituzionali.

Gianni Silvestrini

Prefazione al libro “Le vie del vento” a cura di Luciano Pirazzi e Antonio Gargini (Franco Muzzio Editore), di prossima uscita.

8 gennaio 2008

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