Clima: Italia fanalino di coda

  • 8 Dicembre 2007

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L'Italia è solo è al 41mo posto su 56 paesi per la politica sui cambiamenti climatici secondo l'indice "2008 Climate Change Performance Index", presentato oggi a Bali da Germanwatch e Can-Europe

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Nella lotta contro i cambiamenti climatici all’Italia e alla sua politica viene assegnato solo al 41° posto su un totale di 56 paesi. A dirlo è il “2008 Climate Change Performance Index” (CCPI), presentato oggi a Bali da Germanwatch e Can-Europe.

Secondo questo indice, l’Italia, tra i dieci principali emettitori mondiali di CO2, è quella che perde, insieme alla Russia, il maggior numero di posizioni rispetto al rapporto 2007. Nella classifica attuale generale che si basa essenzialmente sui dati e le politiche attivate fino al 2005, il nostro paese si trova pressoché a pari merito con il Giappone e, tra i grandi, un giudizio peggiore viene dato solo agli Usa e al Canada. Il nostro paese si posiziona dietro a Cina, Polonia e Bielorussia. Rispetto al Ccpi pubblicato lo scorso anno perdiamo 6 posizioni, mentre solo 4 Paesi sono stati valutati peggio di noi all’interno dell’Unione Europea a 27.
Il Paese con la migliore prestazione, che non ottiene comunque ancora il giudizio “molto buono”, è la Svezia, seguita da Germania, Islanda, Messico e India.

Il Ccpi è un indice indipendente, finanziato dal Governo federale tedesco, giunto alla sua terza edizione che prende in considerazione i 56 Paesi responsabili del 90% delle emissioni mondiali di CO2. Nella costituzione dell’indice complessivo concorrono tre diversi parametri: gli attuali livelli di emissione (30% del peso complessivo), i trend di emissione (50%) e le politiche climatiche (20%). E va detto che l’Italia ha pessimi voti in tutti e tre gli indicatori.
La struttura dell’indice tende a premiare quindi soprattutto i Paesi che dimostrano un’effettiva volontà di cambiamento, in linea con l’obiettivo dello studio di essere uno strumento di pressione politica e sociale per quei Paesi che ritardano ad attuare efficaci iniziative in termini di protezione climatica.
Anche il giudizio complessivo dell’indice, non solo quello sulle politiche climatiche, evidenzia una situazione negativa per l’Italia che, tra i 56 Stati valutati,

Un elemento interessante dello studio riguarda gli aspetti positivi delle politiche climatiche dei principali Paesi emergenti quali Cina, India e Messico che sono migliorate rispetto allo scorso rapporto ed oggi valutate nettamente meglio di quella italiana.
Proprio in merito al cambio di rotta delle politiche ambientali di questi Paesi, Hans Verolme, Direttore del programma sui cambiamenti climatici di Wwf International, ha voluto inserire proprio la Cina come uno dei Paesi che sta dimostrando il comportamento più positivo in questa fase negoziale della Conferenza di Bali.

LB

7 dicembre 2007

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