Energia e clima per l’Italia al 2020

  • 3 Agosto 2007

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Importante consultazione in vista della presentazione da parte dell'Italia del documento di proposte per il confronto sui target al 2020 decisi dal Consiglio UE di Primavera. Prodi dice "dobbiamo fare di più".

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“Sull’ambiente abbiamo fatto solo una parte del lavoro che ci eravamo ripromessi. Dobbiamo intensificare assolutamente dopo la pausa di agosto”. E’ quanto ha affermato oggi il Presidente del Consiglio Prodi in una lettera indirizzata agli elettori e ai partiti della sinistra radicale.
“Tutto il governo, tutta la maggioranza – dice il premier – devono essere verdi, perché è in gioco il futuro delle nuove generazioni e lo stesso sviluppo del Paese. Abbiamo investito in un piano sull’energia di grande profilo, ci siamo attivati nelle tutele e nella ricerca, ma sappiamo di poter dare e fare di più”.

Quanto ci sia ancora da fare e anche quali sono le incertezze sul percorso da intraprendere lo hanno riconosciuto anche i partecipanti presenti ieri, 2 agosto, alla presidenza del Consiglio per una importante consultazione in vista della presentazione da parte dell’Italia, a inizio settembre, del documento di proposte per il confronto sui target al 2020 decisi dal Consiglio UE di Primavera, il cosiddetto 20-20-20, cioè le percentuali di rinnovabili, risparmio energetico e taglio delle emissioni da raggiungere entro il 2020. Tuttavia l’assunzione di responsabilità del Presidente del Consiglio su queste tematiche è stato un buon segnale.

Al centro del gran consulto di oggi sul pacchetto UE ci sono state le Regioni che dovranno farsi carico di una loro quota di impegni in termini di sviluppo delle rinnovabili, visto che la quota nazionale da raggiungere sarà vincolante per tutti i paesi dell’Unione.
Secondo Fabrizio Fabbri, capo della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente l’incontro è stato “uno scambio d’opinioni positivo e una condivisione di base del documento di partenza presentato dal governo”. E’ emersa la necessità di rivedere alcuni numeri specifici e di capire come coinvolgere le Regioni e altri protagonisti come le associazioni ambientaliste, per arrivare a un documento condiviso. C’è accordo sulla metodologia per il calcolo del potenziale tecnico e a quello fattivamente sviluppabile a livello industriale.

In merito ai numeri, Sara Romano, direttore generale Energia del ministero dello Sviluppo economico, ha detto che “la Commissione europea deve chiarire per esempio come si calcolano le percentuali: una volta parla di energia, poi di energia in fonti primarie, adesso pare che voglia parlare di consumi finali”. “Questo aspetto tecnico – ha dichiarato la Romano – fa una differenza abissale in termini non solo di percentuale ma anche in termini di strategia, perché ci si potrebbe orientare più sul settore termico, o sul freddo o sull’elettrico. Da ultimo sembra che l’obiettivo sia da raggiungere in termini di consumi finali. E’ però ancora tutto in progress”.
Tornando al ruolo che dovranno avere le Regioni, Fabbri ha detto che “se una regione blocca una fonte rinnovabile, vedi l’eolico in Sardegna, bisognerà capire come si potrà coprire la quota con altre tecnologie”.

Insomma, dall’incontro a Palazzo di Chigi pare che sia partita la marcia verso gli obiettivi del 2020. Intanto il 1° agosto il governo aveva inviato a Bruxelles il primo piano nazionale per l’efficienza energetica.
Il nostro governo sarà capace di prospettare uno scenario e un percorso per il raggiungimento degli obiettivi posti a soli 13 anni da oggi? Al momento le scelte politiche sono ancora tutte da fare e sarà importante che siano chiare, senza ambiguità, e soprattutto di lungo periodo.

LB

3 agosto 2007

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