Troppo dolce l’acqua del Polo

  • 2 Agosto 2007

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Una ricerca dell'Ismar-Cnr ha scoperto che le acque dell'Antardide sono meno salate forse a causa della riduzione dei ghiacciai polari. Ciò può creare problemi alla circolazione delle correnti degli oceani

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L’acqua che circonda l’Antartide ha perso di salinità a causa del riscaldamento globale del pianeta. E’ quanto risulta dalle ricerche condotte dall’Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Venezia, nell’ambito del progetto Polar-Dove del Pnra (Progetto nazionale di ricerche in Antartide). “Dall’analisi dei dati da noi raccolti nel corso delle campagne oceanografiche in Antartide – dice Andrea Bergamasco, ricercatore dell’Ismar-Cnr e coordinatore di Polar-Dove – abbiamo notato che è in atto un “addolcimento” delle acque dell’Oceano Pacifico Meridionale”.
Il Pacifico è mediamente meno salato dell’Atlantico e le zone polari lo sono mediamente meno di quelle tropicali. La diminuzione nel tempo della salinità media della zona in esame, però, anche se riferita a un periodo molto breve dal punto di vista scientifico, solo 10 anni di osservazioni, “fa supporre che il fenomeno sia collegato alla riduzione della formazione di nuovi ghiacciai polari, conseguenza dei cambiamenti climatici in atto”.

Le analisi dei dati a disposizione dei ricercatori hanno evidenziato che la diminuzione di salinità potrebbe avere ripercussioni sulla circolazione globale degli oceani, producendo un rallentamento nelle correnti circumpolari e una minore formazione delle correnti profonde antartiche, in gergo Antartic bottom waters (Aabw). “Le Aabw, insieme alla corrente circumpolare antartica con la sua caratteristica temperatura e salinità – spiega Bergamasco – sono fondamentali per la stabilità del meccanismo della cella termoalina (Thc), attraverso il quale l’oceano contribuisce al controllo del bilancio energetico globale.

Per capire tale fenomeno possiamo pensare all’oceano come fosse un grande termosifone che ridistribuisce il calore e l’energia solare dall’equatore ai poli e viceversa. In questo caso, però, non è il riscaldamento che avviene nella caldaia di un impianto idraulico a fornire l’energia per mantenere il movimento (come si potrebbe pensare del riscaldamento all’equatore), ma è il raffreddamento che avviene nell’acqua intorno ai poli a fare da motore”. Non solo il raffreddamento è importante, ma anche l’incremento di salinità che si ha durante la formazione di ghiacci, “contribuisce a farla inabissare prima e a fluire in profondità verso l’equatore”.
Il ciclo viene poi completato per continuità: l’acqua calda delle zone tropicali ed equatoriali a sua volta fluisce verso i poli per rimpiazzare quella che lì si è inabissata. “La cella termoalina, quindi – conclude Bergamasco – è importante perchè sottrae calore alle zone equatoriali e tropicali per diffonderlo verso i poli conservando, in questo modo, la giusta distribuzione delle zone climatiche”. La diminuzione della salinità osservata dai ricercatori potrebbe quindi comportare una riduzione del flusso di queste correnti e un’ulteriore cambiamento del clima terrestre.

Fonte: Agenzia Dire

1 agosto 2007

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