Il termoelettrico emette troppo

  • 12 Luglio 2007

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Greenpeace denuncia il costante aumento delle emissioni in Italia, + 13% dal 1990. Stila la classifica e il termoelettrico, con Enel in testa, risulta il principale settore per produzione di gas serra. Allora ci chiede: perché ancora  carbone?

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In Italia le emissioni di gas serra sono in costante aumento: dal 1990 ad oggi sono cresciute del 13% circa. A contribuire in misura maggiore è il settore termoelettrico, con Enel leader indiscusso. Lo rivela Greenpeace, presentando una classifica dei principali gruppi industriali italiani soggetti alla direttiva europea sull’emission trading.

“I dati relativi al 2006 confermano un deficit ambientale preoccupante, segno del ritardo del nostro Paese a prendere la strada per Kyoto. Il peso del settore termoelettrico è evidente. Il forte ritardo sulle rinnovabili e le scelte pro carbone, sostenute anche da una parte rilevante del governo, rischiano di peggiorare la situazione”, afferma Francesco Tedesco, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace.

Enel, che ha recentemente presentato i risultati consolidati preliminari del bilancio 2006 (ricavi per 38,5 miliardi di euro, +13,2% rispetto al 2005), dichiara di voler convertire a carbone 4 impianti termoelettrici.
Greenpeace denuncia che la proposta di piano di allocazione delle emissioni di CO2 presentato dal governo alla Commissione europea, attualmente sotto esame, non è coerente con gli obiettivi nazionali di Kyoto. La proposta di piano è stato “drogata” per permettere di liberare quote da destinare agli impianti a carbone prevalentemente di Enel, violando il principio che “chi inquina paga”.

Secondo Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace “Il governo non sta operando nella direzione giusta: dov’è un piano coerente per le politiche di riduzione delle emissioni? Che fine ha fatto la delibera CIPE sul tema?

Proprio ieri, mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, ribadiva il sostegno dello sviluppo dell’estrazione del carbone del Sulcis, una lignite ad alto tenore di zolfo, Greenpeace, faceva notare, in un comunicato ufficiale, che in Sardegna il piano energetico proposto dal Governo Soru prevede un forte ricorso al carbone e un blocco sostanziale dell’eolico. L’associazione chiedeva a Letta, inoltre, di spiegare dove si intendono fare i tagli alle emissioni per recuperare almeno in parte la distanza che ci separa dagli obiettivi di riduzione sottoscritti dall’Italia. E aggiungeva: “Mentre per il carbone esistono piani e progetti, sulle fonti rinnovabili non è ancora chiaro come il governo intenda colmare il gap di oltre 30 miliardi di chiilowattora che l’Italia dovrebbe produrre al 2010 secondo la direttiva europea.

“Se la soluzione indicata è quella della Sardegna, favorire il carbone e bloccare l’eolico – continua Giuseppe Onufrio – si dica chiaramente che il Governo italiano non intende rispettare i suoi impegni ambientali”.

11 luglio 2007

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