Crisi energetiche: nessuna risposta

  • 10 Luglio 2007

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Dopo l'ultimo preoccupante rapporto sul petrolio della IEA, dalle colonne del Financial Times un quadro sulla crisi energetica e mondiale e l'insufficiente risposta della comunità mondiale

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Sulle colonne del Financial Times una lucida e preoccupante analisi della situazione energetica mondiale (The world has two energy crises but no real answers). L’autore, Gideon Rachman, spiega come il mondo si stia scontrando con due crisi a carattere energetico, la scarsità delle risorse rispetto alla domanda e i cambiamenti climatici, ma non ha ancora alcuna concreta risposta da offrire.
Lo spunto nasce dal rapporto dell’International Energy Agency (The IEA Medium Term Oil Market Report) che ha previsto nei prossimi cinque una domanda di petrolio in crescita  più di quanto ci si poteva attendere dalle stime precedenti, mentre la produzione/estrazione tenderà a diminuire, causando forti rischio per la fornitura di energia mondiale. Poi toccherà al gas naturale.
La domanda di petrolio crescerà del 2,2% all’anno nei prossimi 5 anni, mentre la stima era del 2%. Al 2012 ogni giorno si produrranno 95,8 milioni di barili di petrolio, mentre oggi sono 83 milioni. Per bilanciare il mercato aspettiamoci un rialzo dei prezzi, un calo della produzione e l’assottigliamento delle riserve dei paesi OCSE, questo dice in sintesi la IEA.

Tornando all’articolo di Rachman, si mette in luce la schizofrenia dei paesi industrializzati che per affrontare la prima crisi energetica sono alla ricerca disperata di fonti fossili e per affrontare la seconda, quella ambientale, cercano di ridurle. Ma il punto di incontro e la soluzione c’è ed è nell’efficienza energetica, nel risparmio e nello sviluppo delle fonti rinnovabili.
Il problema è che, con tali crisi energetiche alle porte, lo sviluppo delle rinnovabili non sarà sufficientemente rapido per scongiurarle. Lo stesso vale per il nucleare, tanto che l’autore riferisce di un recentissimo rapporto che afferma che servirebbero 4 reattori al mese da qui al 2070 per incidere concretamente sul riscaldamento globale.
Sul fronte delle risorse è, inoltre, drammatico il fatto che entro 25 anni ci saranno solo 3 importanti fornitori di gas naturale, Russia, Qatar e Iran e che, se la guerra in Iraq avesse avuto lo scopo di migliorare le forniture petrolifere (“una guerra per il petrolio”), soprattutto per gli Usa, è stata un totale insuccesso, visto che prima dell’invasione americana il prezzo del barile era di circa 30 dollari e ieri ha toccato quota 76 dollari (il prezzo più alto negli ultimi 11 mesi).

L’articolo cita anche un intervento di Nicholas Stern, autore del vitatissimo rapporto sui cambiamenti climatici ed economia mondiale, alla London School of Economics. Stern si dice fiducioso sulle potenzialità e sulla rapidità di diffusione delle rinnovabili, anche se è cosa molto difficile. E aggiunge che “se non ci riusciremo saremo veramente nei guai”.

LB

10 luglio 2007

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