Nucleare ad alto prezzo

  • 15 Maggio 2007

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Per  smantellare le centrali nucleari italiane e gestire i rifiuti radioattivi, l'Italia dovrà spendere oltre quattro miliardi di euro

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L’ultimo aggiornamento del programma di “decommissioning” del nucleare in Italia, affidato alla società Sogin SpA, è stato presentato nel dicembre 2006. La spesa prevista è di circa 4.300 milioni di euro che sono da suddividersi in:

  • costi per attività di smantellamento: circa 1.200 milioni di euro per le centrali ex ENEL e 700 milioni di euro per gli impianti ENEA (impianti di ricerca sul ciclo del combustibile e impianto di fabbricazione del combustibile di Bosco Marengo);
  • costi di mantenimento in sicurezza: 780 milioni di euro
  • costi di gestione del combustibile irraggiato: 1.190 milioni di euro
  • coordinamento: 470 milioni di euro

Finora è stato speso solo il 18,3% di tali risorse. Queste dichiarazioni sono state fatte, in sede di Commissione Ambiente del Senato, lo scorso giovedì 10 maggio da Massimo Romano, amministratore delegato della Sogin, società incaricata di provvedere alla disattivazione, in circa 20 anni, delle centrali (Trino, Caorso, Latina e Garigliano) e degli impianti nucleari presenti in Italia, di trattare e condizionare i rifiuti radioattivi liquidi e solidi ai fini del loro trasferimento al deposito nazionale e di gestire il combustibile nucleare ancora presente presso le piscine degli impianti.

Secondo Romano il ritardo nella realizzazione delle spese è legato ad una serie di ragioni, tra le quali il cambiamento della strategia relativa alla gestione del combustibile, la lentezza degli iter autorizzativi, l’attuazione di opere di manutenzione straordinaria non previste ma resesi necessarie per motivi di sicurezza di impianti vetusti, la complessità delle attività di progettazione e committenza, problemi insorti in sede di riorientamento dalle attività di esercizio a quelle di decommissioning di regolamenti, risorse e know how.

E’ interessante sapere che nei prossimi trenta anni il mercato mondiale del decommissioning sarà dell’ordine di circa 300 miliardi di euro e nei prossimi 15 anni esso avrà dimensioni superiori a quelle del mercato della costruzione di nuovi impianti nucleari.

Il Senatore Francesco Ferrante, nel corso dell’audizione, ha riconosciuto che le attività di decommissioning sono parte integrante del ciclo del nucleare, come aveva premesso la Sogin, ma proprio per questo motivo è evidente come sia ormai improponibile il ricorso a questa fonte di energia. Ha aggiunto, inoltre, che dovranno essere immediatamente attivate le procedure per l’individuazione di uno o più siti di superficie destinati ad ospitare i rifiuti radioattivi prodotti quotidianamente nel territorio nazionale.

LB

14 maggio 2007

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