Acqua ed energia: rischio black out

  • 24 Aprile 2007

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Ecco le prime soluzioni elaborate dal tavolo tecnico istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico per fronteggiare la criticità del settore elettrico per la prossima estate

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Un tavolo tecnico presso il Ministero dello Sviluppo Economico è stato istituito per fronteggiare la criticità del settore elettrico per la prossima estate. Vi hanno partecipato il Dipartimento della Protezione Civile, l’Autorità per l’Energia Elettrica e Gas, l Autorità di Bacino del fiume Po, il Ministero dell’Ambiente, Terna e quattro Regioni coinvolte.
Quattro i punti principali del piano anticrisi:

  1. una forte azione di coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti nel tavolo di lavoro;
  2. un aumento della potenza interrompibile di 1.000 megawatt, dando, al tempo stesso, certezza sulla disponibilità effettiva dei 3.100 MW già esistenti, con preavviso e in tempo reale;
  3. sul fronte dell’import si ricorre alla prenotazione di 2.000 MW di capacità con fornitori esteri;
  4. adozione di soluzioni temporanee idonee a permettere il funzionamento delle centrali elettriche che utilizzano le acque del Po anche in presenza di bassi livelli.

Sono, inoltre, allo studio soluzioni strutturali da attivare già entro l’estate del prossimo anno per dare più flessibilità operativa alle centrali, riducendo la dipendenza dal livello delle acque del Po.
Un primo bilancio delle azioni di coordinamento verrà fatto entro fine mese e verrà valutata l’opportunità di ulteriori eventuali interventi per dare efficacia alle proposte.
E’ chiaro che la situazione richiederà nei prossimi mesi ed anni un’accelerazione dei programmi di riduzione dei consumi elettrici (efficienza negli usi finali e risparmio) piuttosto che l’innalzamento della produzione di elettricità da centrali convenziali.

Il grave rischio siccità per il nostro paese è sulle pagine di tutti i giornali. In un articolo apparso oggi su “La Stampa”, a firma di Mario Tozzi, viene stigmatizzato anche il ruolo dell’agricoltura come settore che più di ogni altro spreca acqua: oltre il 60% della risorsa.
L’accusa è che “ancora oggi si irriga come secoli fa, semplicemente deviando i canali a prescindere dalle condizioni climatiche e non, come si dovrebbe, a sgocciolamento, concentrando l’acqua dove ce n’è bisogno e quando serve”. Tozzi spiega che “l’acqua in agricoltura costa troppo poco perché qualcuno si ingegni a usarla parsimoniosamente e perché ci si orienti verso l’uso di acque di recupero debitamente chiarificate e purificate”. Una forte responsabilità è da attribuire al cambiamento delle colture: gli ex granai italiani non forniscono più grano, che ha bisogno di poca acqua, ma sempre più di ortaggi, ad altissimo consumo di acqua.

24 aprile 2007

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