Nucleare d’antiquariato

  • 17 Aprile 2007

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Protesta di Greenpeace contro la decisione dell'Enel di investire 1,8 miliardi di euro per due reattori nucleari di vecchia generazione in Slovacchia. Una petizione via web per chiedere a Prodi di uscire dal progetto.

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Oggi protesta in grande stile di Greenpeace contro la decisione dell’Enel di investire 1,8 miliardi di euro per il completamento di due reattori nucleari a Mochovce, in Slovacchia. Ne avevamo già parlato su questo portale in altre occasioni (“Nucleare obsoleto”).

Gli attivisti dell’associazione hanno distribuito oggi, 17 aprile, di fronte alle sedi delle banche nelle principali città italiane degli ironici fac-simile della pubblicità dell’Enel (vedi allegato) in cui si mostra come in realtà anziché investire sull’innovazione e sulle rinnovabili, si investe in una centrale di tecnologia sovietica addirittura precedente al disastro di Cernobyl. “La vera rivoluzione è tornare al nucleare. Sovietico.” si legge nel depliant.

In Europa Greenpeace ha protestato anche di fronte alle ambasciate italiane in Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Bulgaria.
Nella lettera inviata al governo italiano si sottolinea come l’Italia, che ha chiuso le proprie centrali con un referendum non possa esportare all’estero il rischio atomico. Il governo è infatti l’azionista di riferimento di Enel, con una quota di circa il 30%.

Le critiche principali al progetto riguardano la scarsa sicurezza, ma anche la discutibilità economica.
A Mochovce verrebbero realizzati due reattori sovietici VVER-440/213, la cui progettazione risale alla fine degli anni ’70. I reattori sono ben al di sotto degli attuali standard di sicurezza e difficilmente verrebbero autorizzati in gran parte degli stati europei. Per esempio, non dispongono di un doppio guscio protettivo in caso di impatto con un aereo. Non solo, per Greenpeace c’è anche un problema di legittimità, perchè il progetto era stato autorizzato nel 1986 dall’allora governo comunista senza nessuna valutazione d’impatto ambientale, nè il coinvolgimento dell’opinione pubblica. Ancora oggi il ministero dell’ambiente slovacco si rifiuta di avviare una valutazione d’impatto ambientale.

La partecipazione finanziaria del governo slovacco all’iniziativa sarebbe poi illegale secondo la vigente legislazione europea, in quanto si configurerebbe come aiuti di stato. L’Enel ha iniziato a valutare l’ipotesi di costruire i due reattori dopo aver acquistato nella primavera del 2006 una quota del 66% dell’azienda elettrica slovacca “Slovenske Elektrarne” in seguito alla privatizzazione. Il prossimo mese l’Enel dovrebbe prendere la decisione finale su Mochovce e Greenpeace ha lanciato una petizione via web per chiedere a Prodi di abbandonare subito questo progetto.

Greenpeace chiede a ENEL di cambiare drasticamente direzione in modo da:

  • aumentare significativamente la quota degli investimenti sulle fonti rinnovabili;
  • sviluppare la generazione distribuita di elettricità e calore;
  • diversificare il proprio business, puntando sull’efficienza energetica;
  • rinunciare al nucleare sovietico: un pericolo per i propri azionisti e per tutti i cittadini europei.

5 buone ragioni per di NO al nucleare:

  1. A oggi, in nessun Paese è stato risolto il problema della gestione di lungo termine delle scorie. Per le scorie meno radioattive è previsto lo stoccaggio in depositi di superficie per “solo” 3 secoli circa. Per le scorie a più elevata radioattività e lunga vita si dovrebbero realizzare depositi geologici di profondità per conservare le scorie per sempre. Attualmente non ci sono siti di questo tipo. L’unico esistente e aspramente criticato si trova negli USA, in Nevada.
  2. I reattori a “sicurezza intrinseca” di IV generazione, ancora non esistono e non saranno pronti, secondo le previsione degli stessi proponenti, prima del 2025-2030.
  3. Non è vero che il nucleare costa poco. L’elettricità da nucleare costa di più di quella dalle altre fonti convenzionali, come risulta dalle stime dello stesso Dipartimento Energia degli USA. Questa è una delle ragioni per cui negli USA il governo dal 2005 ha messo forti incentivi per convincere gli investitori a tornare al nucleare. Senza grandi risultati, però.
  4. Dopo 60 anni di ricerca e sviluppo, ampiamente finanziate da diversi governi, ancora oggi non esiste ancora una filiera nucleare che sia priva di rischi di proliferazione atomica. Chi possiede la tecnologia civile può arrivare, in un modo o nell’altro, anche alla bomba atomica.
  5. Le riserve di uranio estraibile a costi economici non sono superiori a 3,5 milioni di tonnellate. Oggi che il nucleare copre solo il 6% dei consumi globali di energia, se ne consumano circa 70.000 tonnellate all’anno. Ci sono dunque riserve solo per 50 anni. Le scorie, in compenso, durano per sempre.

17 aprile 2007

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