L’energia del deserto in Europa

  • 26 Febbraio 2007

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Produrre elettricità dal Sole nelle aree desertiche del Nord Africa e del Medio Oriente anche per le reti europee. Un progetto del TREC (Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation).

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Il TREC (Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation) ha sviluppato un progetto di produzione di energia pulita che potrebbe essere realizzato quanto prima con impianti solari siti nelle aree desertiche e grazie ad un efficiente network di reti elettriche. In particolare, si tratta di sviluppare un concetto orientato alla sicurezza climatica, energetica ed idrica dell’Europa, del Nord Africa e del Medio Oriente. Il progetto, in sintesi, viene chiamato EUMENA (EUrope, Middle-East, Northern Africa).

L’idea proposta dal TREC, un’iniziativa del Club di Roma istituita nel settembre del 2003, è basata sugli studi condotti dal German Centre for Aviation and Space Travel (DLR) che dimostrano come il deserto del Nord Africa e del Medio-Oriente potrebbe diventare una grande fonte di energia pulita permanente anche per i paesi europei già entro la metà del 21° secolo. Una soluzione che taglierebbe le emissioni di anidride carbonica del 70% e che farebbe abbandonare definitivamente il nucleare.

Il TREC considera l’elettricità prodotta dal deserto per alimentare le reti elettriche europee una misura complementare e non alternativa all’utilizzo su scala locale delle fonti rinnovabili da parte dei paesi del vecchio continente. L’energia prodotta in aree desertiche è una soluzione per poter velocizzare la riduzione di CO2 in tutti i paesi del bacino del mediteranno ed europei, oltre che per aumentare la sicurezza energetica dell’Unione Europea. Per un progetto di questa portata sarebbe necessari almeno 20 anni e un quadro favorevole in termini economico-finanziari e di misure politiche.

Il progetto punta principalmente sul solare termodinamico e in parte anche sull’eolico, tecnologie in grado di produrre elettricità per le reti europee con l’ausilio di efficienti linee di trasmissioni ad alta tensione. Questo non vuol dire che la rete non possa includere, in base ai migliori siti di produzione, anche il fotovoltaico, l’idroelettrico, il geotermico e l’energia da biomassa.
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Lo scenario proposto dal DLR prevede di coprire i consumi di picco e, in più, il 25% della potenza di riserva, una prospettiva che potrebbe essere praticabile, secondo il TREC, solo se entro il 2050 la potenza degli impianti energetici convenzionali fosse raddoppiata oppure se si potesse accelerare la realizzazione di diversi impianti solari ad alta temperatura che consentirebbero anche di immagazzinare grandi quantità di energia utilizzabile nelle ore notturne o in caso di repentini incrementi della domanda; questo contrariamente a quanto avviene per le altre rinnovabili (come il fotovoltaico e l’eolico) che possono generare limitate quantità “controllabile” di elettricità o che hanno potenzialità troppo ridotte (biomasse e idro). Pertanto, lo scenario prospetta di mantenere fino al 2050 la potenza di picco grazie a centrali di piccole capacità alimentate a gas e, di pari passo, un graduale abbandono delle centrali convenzionali per il carico di base.

Due studi condotti dal DLR nel 2005 e 2006, con il sostegno di dati satellitari, dimostrano che le centrali solare termiche a concentrazione possono generare elettricità sufficiente per soddisfare l’incremento della domanda dei paesi del bacino del mediterraneo e dell’Europa, utilizzando poco meno dello 0,3% delle aree desertiche del Nord Africa e del Medio Oriente. L’energia prodotta potrebbe essere utilizzata anche per la desalinizzazione delle acque e, quindi, per la produzione di acqua potabile.
Franz Trieb e Hans Müller-Steinhagen, ricercatori del DLR, hanno calcolato che l’utilizzo della superficie di un chilometro quadrato nel deserto può consentire la produzione di 250 GWh all’anno. Un esempio. Un’area come quella del lago Nasser (Egitto), pari a 6.000 km2, riceve più energia dal sole di quanta è attualmente estratta nel Medio Oriente sotto forma di petrolio, cioè nove miliardi di barili all’anno.

L’obiettivo del progetto è comunque quello di costruire, dislocandoli su tutto il territorio, tanti piccoli e medi impianti solari termodinamici con potenze che vanno da 50 a 200 MW.
Il progetto è sostenuto da Greenpeace, dal partito dei Verdi tedesco, dalla German Physics Society (DPG) e dallo Scientific Advisory Council del Governo Federale per i Cambiamenti Ambientali Globali (WBGU), insieme ad altre istituzioni e associazioni di settore.

Per ulteriori informazioni: Solar power from the desert rather than desert in Germany: renewable energy in a trans-European context

LB

26 febbraio 2007

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