Nucleare svizzero

  • 22 Febbraio 2007

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Il Consiglio Federale svizzero punta su nucleare, efficienza energetica e rinnovabili. Dure critiche dalla sinistra e dal mondo ambientalista

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La Svizzera propone una strategia energetica fatta di nucleare, efficienza energetica e rinnovabili. Il Consiglio Federale è convinto che la precaria sicurezza energetica elvetica potrà essere risolta solo così, dando soprattutto un grande impulso alle centrali atomiche, perché energie rinnovabili e una migliore efficienza non basteranno. Questa scelta, ha diviso i partiti ed è stata duramente criticata dagli ambienti di sinistra ed ecologisti e, dai recenti sondaggi, non sembra che nemmeno l’opinione pubblica sia particolarmente favorevole a questa soluzione.

Il ministro dell’ambiente Moritz Leuenberger, d’accordo con la necessità di costruire nuove centrali nucleari, vorrebbe anche accorciare i tempi per la loro autorizzazione che attualmente possono durare fino a 20 anni, visto che ogni nuovo impianto nucleare deve essere sottoposto a lungo iter procedurale e, secondo una legge in vigore dal 1 febbraio 2005, anche ad un referendum facoltativo dei cittadini.
Il ministro dell’energia ha comunque escluso che una nuova centrale atomica potrà essere allacciata alla rete elettrica prima del 2020, forse anche del 2030. La soluzione transitoria proposta dal governo è la costruzione di centrali a gas a ciclo combinato, che dovranno compensare interamente le loro emissioni di CO2.

Insomma una politica energetica, per usare un eufemismo, che potremmo definire poco chiara, almeno in questa fase, se pensiamo che solo entro la fine dell’anno il Dipartimento federale dell’energia (DATEC), incaricato dal consiglio federale, elaborerà piani d’azione con misure concrete.

Intanto il ministro dell’ambiente sta pensando a tasse d’incentivazione, a standard ecologici per gli immobili e gli apparecchi, a un sistema bonus-malus per l’importazione di automobili e motocicli. Per la promozione delle rinnovabili si spingerà sul potenziamento dell’idroelettrico, sul riscaldamento a biomassa e per incentivi fiscali a favore dello sfruttamento del solare e dell’eolico. L’obiettivo è di ridurre il consumo di carburanti e combustibili, entro il 2035, dal 30% al 50%.

Greenpeace svizzera ha dichiarato che al Consiglio federale manca il coraggio di condurre una politica energetica e climatica sostenibile. Di parere opposto è il Forum svizzero dell’energia, secondo il quale il governo dà prova di “senso della realtà e della volontà di attivarsi per garantire l’approvvigionamento energetico”.
Il Partito socialista svizzero ritiene che il “mercato favorirà le energie rinnovabili e la costruzione di centrali atomiche risulterà presto superata”. I Verdi dicono che questa strategia governativa è troppo “titubante” e “completamente in contraddizione con una politica energetica sostenibile”.

La Svizzera ha oggi cinque centrali nucleari che coprono in totale il 38% del fabbisogno di elettricità della Svizzera.
L’Ufficio federale per l’energia (UFE) prevede che senza un cambiamento di rotta dal 2020 il paese sperimenterà una penuria di energia, soprattutto per ciò che concerne l’energia elettrica, visto che attorno al 2020 le prime centrali nucleari dovranno essere chiuse per raggiunti limiti di età. Nello stesso tempo scadranno alcuni contratti a lungo termine con la Francia per l’importazione di energia. L’UFE calcola che il consumo di energia crescerà entro il 2035 tra il 18% e il 24%; nel 2005 la Svizzera ha consumato per la prima volta più energia di quella che ha prodotto.

Molte delle scelte future si giocheranno sul confronto con l’opinione pubblica. E allora vediamo cosa ne pensa di queste tematiche.
Un sondaggio rileva che se gli svizzeri dovessero pronunciarsi oggi sulla costruzione di una centrale nucleare, il 70% si opporrebbe (il 68,7% nella Svizzera tedesca e il 76,3% in Romancia).

Un altro sondaggio, commissionato l’anno scorso da Swissnuclear (che riunisce sei imprese del settore energetico) giungeva a conclusioni diverse: il 50% era favorevole al nucleare e il 43% contrario.
Va anche ricordato tuttavia che nel 2003, i cittadini elvetici avevano respinto due iniziative che chiedevano di prolungare per altri 10 anni il blocco della costruzione di nuovi impianti e di spegnere, entro il 2014, tutte le centrali nucleari.

Per ulteriori informazioni sulle attuali decisioni di politica energetica in Svizzera rimandiamo alle notizie riportate dall’agenzia Swissinfo

LB

22 febbraio 2007

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