Più coscienza per l’aria

  • 3 Ottobre 2006

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L'America latina è in pole position sui CDM. Il protocollo sembra aver creato una nuova consapevolezza

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Dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto è nata una maggior coscienza relativa ai meccanismi da esso introdotti e miranti la riduzione di emissioni di gas serra nell’ambiente.
Il Clean Development Mechanism, descritto nell’articolo 12 del Protocollo, è un meccanismo che consente ad un Paese dell’Annex I di ottenere crediti di emissione grazie a progetti di riduzione o assorbimento delle emissioni di gas a effetto serra, sviluppati in Paesi non-Annex1.
Il CDM ha un duplice obiettivo: da un lato di ridurre le emissioni a costi più bassi rispetto a quanto avverrebbe nel Paese stesso e dall’altro quello di promuovere lo sviluppo sostenibile nei Paesi terzi attraverso l’uso di tecnologie pulite. Per mezzo di questi progetti, i Paesi Annex I ricevono crediti di emissione, Certified Emission Reductions (CER’s), ovvero dei certificati che corrispondono alla differenza fra le emissioni ipotizzate in uno scenario di riferimento (quello che si sarebbe avuto in assenza dell’attività progettuale) e le emissioni realmente monitorate durante il ciclo di vita del progetto. Questi crediti possono essere utilizzati per raggiungere i propri obiettivi di riduzione oppure si possono rivendere sul mercato dell’Emissions Trading.
La creazione di sviluppo sostenibile, l’esportazione di tecnologie pulite e le riduzioni di emissioni derivanti dai progetti, hanno portato un incremento dell’interesse di molti Paesi con vincoli di emissioni verso il Clean Development Mechanism; dei 146 progetti registrati presso l’UNFCCC , ben 82 sono stati registrati negli ultimi tre mesi.
In America Centrale e Latina sono situati la maggioranza dei progetti (88), seguita dall’Asia con 50, mentre Africa, Oceania ed Europa contano solo 8 progetti in totale. In particolare i Paesi dove sono localizzati il maggior numero di progetti sono: Brasile con il 25.5%, l’India con il 19.3% ed il Messico con il 9.6%. Il numero dei progetti non è però proporzionale alla quantità di riduzioni di emissioni di tCO2 ottenute: l’Asia, che ha circa 40 progetti in meno dell’America, conta una stima di riduzione di emissioni notevolmente superiore, pari a 35 milioni di tCO2 contro i 15 del continente latino americano. Fattori che influenzano questi valori sono relativi alla tipologia dei progetti registrati (small o large scale), allo scenario di riferimento ed alle metodologie di progetti utilizzati. Il Protocollo di Kyoto prevede 15 diverse categorie attraverso le quali può essere svolto un progetto CDM; quella maggiormente utilizzata riguarda le fonti rinnovabili (solare, idroelettrico, eolico, geotermico, onde/maree) come sostituzione di combustibili fossili per la produzione di energia.
La quasi totalità dei progetti (138) ha una stima di riduzione di tCO2 eq. inferiore a 1.000.000 e solo un progetto (situato in Cina) supera i 10.000.000 t CO2 eq. Mediamente i progetti che generano la maggiore riduzione di tCO2 sono relativi all’industria chimica, alla raccolta e decomposizione dell’HFC23 ed al trattamento e smaltimento dei rifiuti.
Infine, i soggetti proponenti ” più attivi ” sono stati l’Olanda che ha sviluppato 22 progetti, l’Inghilterra ed Irlanda del Nord con 10 ed il Giappone con 8; solo 2 progetti sono stati per ora realizzati dall’Italia.

Alice Gautier

L’elenco dei Paesi si può trovare sul sito http://unfccc.int/2860.php
Situazione aggiornata al 30 marzo 2006

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Maggiori informazioni http://www.kyotoclub.org/ita/16.php

 

 

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