Incentivo il nucleare

  • 20 Marzo 2006

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Bush: dalle parole ai fatti. Lo stato paga per l'atomo

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Questa pagina web del Nuclear Energy Institute riporta il complesso di sussidi approvati dal Congresso USA nell’Energy Policy Acti su proposta dell’amministrazione Bush.

Oltre ai prestiti fino all’80% dei costi di costruzione, va sottolineato il sussidio di 1,8 ¢/kWh fino a un totale di 6.000 MW che in sostanza copre i costi operativi delle centrali nucleari e in sostanza il loro maggior costo rispetto al kWh da gas o da carbone. Un bel risultato nel Paese con il settore elettrico più liberalizzato che tratta il nucleare come un settore economicamente decotto.

L’insieme di incentivi – oltre ai fondi destinati alla ricerca – rappresentano una sorta di estrema misura per mantenere in piedi il settore nucleare che negli ultimi 20 anni ha visto la maggior parte degli investimenti (per definizione privati negli USA) per allungare la vita utile a vecchi impianti: la potenza totale installata dopo il 1984 (anno di messa in rete dell’ultima centrale ordinata nel 1978) è cresciuta pochissimo. La mancanza di investimenti – negli USA come nel Regno Unito – in un contesto liberalizzato conduce fatalmente a chiudere il settore per ragioni economiche e finanziarie (nessun referendum impedisce alcunché in questi Paesi).

Gli stessi scenari presentati dal DOE nel 2005 mostrano per il settore nucleare degli USA una produzione costante nelle prossime due decadi, che è il vero obiettivo degli incentivi: non chiudere il settore nucleare.

NEI (Nuclear Energy Institut), Agosto 2005, 6 pagine

 

 

 

 

 

 

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